Dopo la nomina a uno dei tavoli del Pnrr (leggi l’articolo), risalente a pochi mesi fa, arriva un anno aggiuntivo al comando del Cnel. Tiziano Treu ha infatti ottenuto la gentile concessione dal governo Draghi. Nel decreto Milleproroghe ha inserito la norma che concede al giuslavorista un supplemento di dodici mesi al vertice dell’organismo. Ma alla Camera la cosa non è passata inosservata, seppure sia stata inserita nel testo senza troppo clamore proprio per evitare levate di scudi.
La componente Alternativa ha annunciato la presentazione di un emendamento soppressivo. L’obiettivo è fare in modo che il numero uno del Cnel possa cambiare già quest’anno, senza norme speciali. “La questione è che la specifica normativa non era mai stata usata prima”, dice a La Notizia il deputato Andrea Colletti, esponente di Alternativa e firmatario della proposta che vuole cancellare la norma dal Milleproroghe, in merito all’aspetto tecnico.
“Questo articolo della legge – incalza il parlamentare – sembra cucito appositamente addosso al presidente del Cnel, che non è uno qualunque. È un esponente del Partito democratico, esattamente un ex senatore e ministro del Pd. C’è una volontà di mantenerlo in quella posizione”. Ma qual è la motivazione fornita dal governo? La ragione ufficiale è scritta in punta di tecnicismo: l’allineamento del mandato del presidente con quello dell’intero consiglio che forma il Cnel. Treu avrebbe cessato l’incarico nei prossimi mesi, circa un anno prima rispetto ai consiglieri.
Lo scopo è quello di garantire “una piena operatività dell’istituzione e, al contempo, il completamento del programma di attività nella medesima composizione collegiale”, si legge nella descrizione dell’atto. E quindi “al fine del pieno raggiungimento degli obiettivi stessi, è quindi opportuno prevedere – in casi particolari, quale quello ipotizzato dalla norma – la proroga dell’incarico del presidente”. Una versione che comunque non convince Colletti: “Sarebbe bastato nominare un nuovo presidente, non si avvertiva la necessità di questo allineamento delle cariche”.
Treu deve godere di grande stima a Palazzo Chigi, dove lo ritengono irrinunciabile e per lui dispensano ruoli. A novembre era stato nominato dalla presidenza del Consiglio “coordinatore del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza Italia Domani”.
Un raddoppio di incarichi che all’epoca fu giustificato con il fatto che il mandato al Cnel sarebbe terminato di lì a poco. Peccato, però, che poche settimane dopo c’è stata la proroga. Certo, Treu non percepisce alcun compenso da queste attività, ma le poltrone gli consentono di avere una preziosa visibilità, tra audizioni alla Camera e interventi pubblici.
E dire che proprio Treu, dicendosi favorevole alla riforma costituzionale di Matteo Renzi, avrebbe voluto abolire il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Un furore che animava tutti i partiti: sul tema erano praticamente d’accordo all’unanimità. L’idea era stata anche ripresa all’inizio di questa legislatura con un’apposita proposta di legge. Ma tutto è finito nel pantano. “È un’ente che molti politici usano per svernare”, sintetizza Colletti. E con questi presupposti diventa difficile immaginarne la cancellazione.