di Alessandro Barcella
È il primo comune in Italia a farlo, portando così la sfida della trasparenza a un livello più alto: la possibilità per i cittadini di controllare l’amministrazione segnalando in maniera anonima disservizi, abusi e vessazioni. Si chiama “whistleblowing” e avevamo già raccontato il lungo e travagliato iter verso l’approvazione. Un’approvazione che non era ancora giunta, dopo mesi di continui rinvii tra scelte tecniche e politiche. Ora che lo strumento (letteralmente “soffiare nel fischietto”) ha finalmente avuto il meritato via libera dal Consiglio Comunale di Milano, sebbene tra mille distinguo, la sua strada ci appare tutt’altro che in discesa.
L’anti-corruzione dall’interno
Parliamo del sistema di segnalazioni anonime interne all’amministrazione pubblica, primo vero esempio italiano. Un sistema potenzialmente in grado di denunciare dall’interno le storture della macchina comunale, sino alle ipotesi più gravi di reato quali concussione o peculato. Il primo passo, sebbene atteso per lunghi mesi, è finalmente realtà: il consiglio comunale ha detto si. La gioia di David Gentili, consigliere Pd e primo firmatario della proposta, è evidente: “L’approvazione rappresenta un passaggio fondamentale per la lotta alla corruzione, che valorizza e responsabilizza i dipendenti pubblici, un esempio per tutte le Amministrazioni locali che vogliono concretamente contribuire a combattere e prevenire un fenomeno che danneggia terribilmente i conti pubblici, gli investimenti esteri, la credibilità della politica e della pubblica amministrazione”.
Un’approvazione avvenuta, a dire il vero, con qualche dissapore. A votarla sono stati in 27 (per la gran parte la maggioranza di centro-sinistra). Per otto consiglieri (tra gruppo misto e Pdl) la scelta è stata quella dell’astensione, definita da Gentili “pavida”. E qui arrivano le prime “spine” per il provvedimento, che entro fine giugno dovrebbe essere inserito nel piano anti corruzione del Comune. Il passaggio ulteriore dovrebbe essere poi quello del primo cittadino Giuliano Pisapia, che dovrebbe nominarne l’organo di garanzia. Un passaggio sulla cui rapidità non è dato al momento fare previsioni, considerati i continui attacchi al Sindaco da parte di assessori “ribelli” e minoranza sui temi del bilancio.
Astensioni dicevamo. Come quella dell’ex vice-sindaco Riccardo De Corato, che non ha certo usato parole tenere: “Le perplessità in ordine a questo meccanismo ci sembrano trasversali . E’ stata presentata la stessa mozione di un anno fa, non è cambiato nulla. Dare poi potere ad una commissione di garanzia formata da dipendenti comunali? Beh, auguri!”. L’accusa, che in parte si ritrova nelle stesse parole del capogruppo Pdl Forte, è quella di aver dato vita ad una mozione di principio, che in assenza di una normativa di riferimento nazionale non può che risultare priva di poteri reali.
Denunce o delazioni?
“La denuncia anonima è un brutto segnale”, ha concluso De Corato e per un attimo il pur virtuoso meccanismo del whistleblowing, diffuso in molte amministrazioni pubbliche straniere, sembra quasi diventare la delazione del confidente di giustizia. Gentili difende lo strumento: “È altrettanto chiaro che se fossimo inondati da segnalazioni poco circostanziate frutto di paranoie o mitomanie la sperimentazione terminerebbe”. La speranza del suo primo firmatario, in attesa che Giunta e Sindaco facciano la propria parte, è che arrivi l’indicazione di una personalità autorevole per la presidenza del comitato di vigilanza. Magari da parte della stessa Transparency International Italia, che per prima in commissione antimafia aveva caldamente consigliato lo strumento. Ma dall’associazione sembra arrivare una prima timida doccia fredda: “Al momento non abbiamo assolutamente riflettuto su questo – spiega la presidentessa del capitolo italiano dell’associazione -. Le persone più indicate devono comunque avere un indirizzo non solamente giuridico ma anche e soprattutto teso a garantire l’interesse pubblico. Ad oggi in merito ad una nostra indicazione di un nome per la presidenza non abbiamo fatto mente locale”. L’ennesimo rinvio di una bella idea?