Milano, la Champions League della malavita: ultras arrestati tra estorsioni e spaccio

Milano, la Champions League della malavita: ultras arrestati tra estorsioni e spaccio

La malavita organizzata e il tifo calcistico: un binomio che si ripete ciclicamente nella cronaca italiana. L’operazione condotta questa mattina dalla Procura di Milano ne è l’ennesima conferma, svelando ancora una volta gli intrecci tra criminalità e curve degli stadi.

Diciotto arresti hanno decapitato i vertici delle tifoserie organizzate di Inter e Milan. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Milano e dalla Guardia di Finanza, ha fatto emergere un sistema consolidato di estorsioni, violenze e affari illeciti gravitanti attorno al mondo del calcio. Dalla vendita dei biglietti al controllo dei parcheggi, passando per il merchandising e la gestione dei punti ristoro allo stadio: nulla sfuggiva al controllo delle organizzazioni criminali infiltrate nelle curve.

Le mani della ‘ndrangheta sulle curve: il sistema criminale svelato

Nel caso degli ultras interisti, l’accusa è di associazione a delinquere con l’aggravante di aver favorito la cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco. Tra gli arrestati figurano Andrea Beretta, Marco Ferdico, Renato Bosetti, Matteo “Chuck” Norrito e Mauro Nepi. Le indagini hanno rivelato come il gruppo avesse il controllo totale sulle attività economiche legate alla curva, ottenuto attraverso minacce ed estorsioni.

Particolarmente rilevante il ruolo di Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima cosca calabrese, ucciso un mese fa in un regolamento di conti interno alla curva interista. Secondo gli investigatori, Bellocco aveva acquisito un potere crescente all’interno della tifoseria, fino allo scontro mortale con Andrea Beretta fuori da una palestra a Cernusco sul Naviglio.

Le intercettazioni hanno rivelato l’esistenza di un “patto di non belligeranza” tra le due tifoserie, finalizzato alla spartizione degli affari illeciti. In una conversazione, Luca Lucci, capo ultras del Milan, discute con Fedez (a quanto risulta non indagato, ndr) della possibilità di distribuire la bevanda energetica del rapper allo stadio: “Dovrei parlare con il responsabile che c’ha tutti i bar dentro allo stadio, che lo conosco bene!! Eh… è una persona perbenissimo… guarda, con i bar mi posso muovere eeh… già in settimana mi muovo!”.

Violenza e affari: il lato oscuro del tifo organizzato

L’indagine ha anche fatto luce su episodi di violenza, come il pestaggio del personal trainer Cristian Iovino, avvenuto nell’aprile 2024. Secondo le ricostruzioni, l’aggressione sarebbe stata compiuta da un gruppo di ultras milanisti, tra cui Christian Rosiello e Islam Hagag, bodyguard di Fedez. Un testimone ha riferito di aver sentito la frase: “Chiedi scusa…devi chiedere scusa, noi torniamo e ti ficchiamo una pallottola in testa…”.

Per quanto riguarda la curva del Milan, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a estorsioni, aggressioni e resistenza. Tra gli arrestati figurano Luca Lucci, suo fratello Francesco, Christian Rosiello, Alessandro “Shrek” Sticco, Fabiano Capuzzo e Islam “Alex Cologno” Hagag. Il gruppo è accusato di aver gestito con metodi violenti il controllo della curva e delle attività economiche ad essa collegate.

Luca Lucci, già noto alle cronache per precedenti arresti legati al traffico di droga, emerge come figura centrale dell’organizzazione. Le intercettazioni lo ritraggono mentre discute di affari illeciti usando il nickname “Belva Italia” su chat criptate. In una conversazione, Lucci parla della possibilità di rilevare la discoteca Old Fashion con Fedez: “Come introduco la tua figura?”, chiede il rapper, al che Lucci risponde: “Non la introduci”.

Dalla curva alla città: l’infiltrazione criminale oltre lo stadio

L’indagine ha anche rivelato l’esistenza di una rete di attività commerciali, come barberie e negozi di tatuaggi, utilizzate come copertura e per il riciclaggio di denaro. La “Kobayashi srl”, società di Lucci per l’organizzazione di eventi, viene indicata come uno dei veicoli per gli affari illeciti del gruppo.

Gli investigatori hanno documentato diversi episodi di violenza, come l’aggressione a un tifoso a Motta Visconti nell’aprile 2024, con tanto di filmato del pestaggio. Un altro incidente violento è avvenuto dopo una partita Milan-Cagliari, quando un giovane romeno è stato ferito a coltellate.

L’ordinanza del gip Domenico Santoro descrive San Siro come una “terra sottratta al controllo di legalità”, dove il sodalizio criminale “muove gli uomini per gli scontri violenti, determina la rarefazione delle forme di contrasto, creando le condizioni per il successivo controllo di ogni iniziativa economica che allo stadio sia connessa”.

Le indagini hanno anche fatto emergere i legami tra le curve e figure di spicco della criminalità organizzata. Oltre al già citato Antonio Bellocco, viene menzionato Pino Caminiti, calabrese di Taurianova, descritto come vicino allo ‘ndranghetista Giuseppe “Dutturicchiu” Calabrò e ai Fidanzati, famiglia di Cosa Nostra.

L’inchiesta ha rivelato come il controllo delle curve fosse anche un affare economico di notevole portata. Gli introiti derivanti dalla vendita di biglietti, dal merchandising e dal controllo dei parcheggi ammontavano a cifre considerevoli. In un’intercettazione, si fa riferimento a un accordo tra le due curve per la spartizione al 50% degli introiti legati alle partite di Champions League, indipendentemente da quale squadra si qualificasse per la finale.

Torna al centro del dibattito anche la legittimazione del tifo criminale di personaggi pubblici. Il caso più eclatante è quello di Matteo Salvini, immortalato nel 2018 in una stretta di mano con Luca Lucci durante una festa per i 50 anni della Curva Sud. Nonostante le successive smentite di legami personali, l’episodio ha sollevato interrogativi sul rapporto tra politica e ambienti ultras.

L’operazione ha rivelato una complessa rete di relazioni che si estendeva ben oltre il mondo del calcio. Le intercettazioni hanno documentato contatti con figure del mondo dello spettacolo, della politica e dell’imprenditoria, mostrando come l’influenza dei gruppi ultras si estendesse in diversi ambiti della società.

Un aspetto particolarmente inquietante emerso dall’inchiesta è il livello di omertà che circondava le attività delle curve. Il gip Santoro ha sottolineato come questa omertà fosse “paragonabile a quella che le organizzazioni di tipo mafioso sono in grado di ingenerare nel territorio dalle stesse controllato”.

L’indagine ha anche fatto luce sulle dinamiche interne alle curve, caratterizzate da lotte di potere e repentini cambi al vertice. Nel caso della curva interista, ad esempio, è emerso come dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi nel 2022 si sia scatenata una “guerra” per la successione, che ha portato all’espulsione del gruppo degli “Irriducibili” guidati da Domenico Bosa.

Le attività illecite non si limitavano al contesto dello stadio. L’inchiesta ha rivelato come i gruppi ultras fossero coinvolti in traffici di droga su larga scala. In particolare, Luca Lucci è accusato di aver gestito importazioni di hashish e marijuana dal Marocco, con carichi bisettimanali di cinquanta chili, e di aver tentato di importare una partita di dieci chili di cocaina dal Brasile.

L’ordinanza descrive in dettaglio il modus operandi dei gruppi criminali, che utilizzavano software di crittografia come Encrochat per comunicare e pianificare le attività illecite. Questo livello di sofisticazione tecnologica ha reso particolarmente complesse le indagini, richiedendo l’impiego di tecniche investigative avanzate.

L’operazione di oggi rappresenta un duro colpo alle organizzazioni criminali che controllavano le curve di San Siro, ma gli investigatori sono consapevoli che il fenomeno è profondamente radicato e richiederà un impegno continuo per essere definitivamente sradicato.