Migranti nel Cpr di Gjader, No a 43 protezioni su 44 ma oggi decidono i giudici

Negato l'asilo a 43 migranti trattenuti nel Cpr di Gjader. Mentre per i giudici di Brescia l'Albania non è un Paese sicuro

Migranti nel Cpr di Gjader, No a 43 protezioni su 44 ma oggi decidono i giudici

Quarantatré dinieghi su 44 domande. È l’esito – scontato – delle richieste d’asilo presentate dai migranti trattenuti nel Cpr albanese di Gjader. Solo una persona, fa sapere la delegazione del Tavolo Asilo e Immigrazione presente in Albania, “non ha ricevuto il diniego, e sarà ascoltata in procedura ordinaria, poiché è stata riscontrata una vulnerabilità medica”.

Tutte le richieste d’asilo ritenute “manifestamente infondate”

Non certo un esito a sorpresa, almeno per l’associazione: “Come ci aspettavamo, gli esiti delle richieste d’asilo sono state tutte negative perché ritenute ‘manifestamente infondate’”, spiega il Tavolo Asilo, “Le Commissioni operano chiaramente in continuità con la manifesta volontà dell’esecutivo di respingere i richiedenti asilo, in spregio al diritto internazionale, europeo e costituzionale”.

Per l’associazione, “le persone non hanno potuto farsi assistere da un legale né sono state messe in grado di prepararsi per le audizioni con adeguata informazione legale”, tanto che accusa l’esecutivo di “procedura di fatto illegittima per l’assenza delle tutele previste dalla normativa in vigore”.

Tavolo Asilo: “Violati i diritti di difesa”

Ora i migranti avranno sette giorni per rivolgersi al Tribunale, ma “se i giudici della Corte d’appello di Roma convalideranno il fermo e quindi la procedura accelerata, come faranno i richiedenti asilo a nominare un/una avvocato/a di fiducia per fare il ricorso, visto che sono confinati fuori dall’Italia?”, si chiede l’associazione. Che aggiunge: “Anche sotto questo profilo è eclatante la violazione del diritto di difesa e dunque una violazione della Costituzione”.

A Roma partono le udienze in Corte d’Appello

Polemiche a parte, oggi inizieranno davanti ai giudici della Corte d’Appello di Roma le 43 convalide. Le decisioni della Corte d’Appello, in composizione monocratica (per accelerare le decisioni, come previsto dal provvedimento del governo) potrebbero arrivare tra oggi e domani. Inoltre, mentre in passato all’udienza di convalida innanzi alla Sezione Immigrazione del Tribunale Civile di Roma, aveva partecipato solo la Questura di Roma Ufficio Immigrazione, oggi potrebbe anche partecipare il Ministero dell’Interno, rappresentato dall’Avvocatura Generale dello Stato.

Bocciatura molto probabile

Assai probabile appare comunque la bocciatura delle convalide, in attesa del pronunciamento della Corte europea, nonostante il governo si faccia forte della sentenza della Cassazione (spacciata per una sua vittoria) in tema di Paesi sicuri. In realtà la Cassazione aveva solo confermato che la compilazione della lista dei Paesi sicuri spetta all’esecutivo, mentre ai giudici spetta la considerazione dei casi rispetto ai singoli paesi, rimandando comunque la materia all’Europa.

La beffa: per il Tribunale di Brescia la stessa Albania è un Paese non sicuro

E un esempio del fatto che non è cambiato nulla è arrivato proprio ieri dal tribunale di Brescia, dove i giudici hanno concesso lo status di rifugiata a una 30enne albanese, perché l’Albania non è considerata un paese sicuro (da notare il paradosso…).

La donna era arrivata in Italia da minorenne, dopo essere stata venduta dal padre a un trafficante che l’aveva fatta prostituire. Per il tribunale la donna non può essere espulsa perché tornerebbe in un Paese ritenuto non sicuro. “È innegabile che se la donna facesse ritorno in Albania si ristabilirebbe in uno Stato ove potrebbe essere facilmente rintracciata e vittima del fenomeno di re-trafficking, ben potendo ricadere nella medesima forma di sfruttamento”, ha scritto il collegio nella sentenza.

“L’Albania – si legge nel provvedimento – è considerata un paese di origine, transito e destinazione per uomini, donne e bambini sottoposti alla tratta per sfruttamento sessuale e sfruttamento lavorativo”. La donna in Albania rischierebbe di finire nuovamente nelle mani dei trafficanti”.

Per Stefano Afrune, legale della 30enne, che aveva presentato ricorso al tribunale contro il primo no allo status di rifugiato incassato dalla Commissione territoriale per la protezione internazionale, la sezione protezione internazionale di Brescia conferma essere un tribunale illuminato fa parte della giurisprudenza più solida e sensibile”.

E proprio alla luce di sentenze simili appare difficile che oggi a Roma l’orientamento giurisprudenziale possa ribaltarsi. Mentre appare assai semplice prevedere che, se la Corte d’Appello di Roma non confermerà i trattenimenti, si aprirà un altro fronte di scontro dell’Esecutivo con la Magistratura.