Schengen sì, Schengen no: un bivio non da poco. Il tema dei migranti resta uno dei più spinosi da affrontare per l’Europa. Ed ecco perché i ministri degli Interni degli Stati membri si sono riuniti ad Amsterdam per un incontro informale, il primo sotto la presidenza olandese del Consiglio dell’Unione. Tante le proposte affrontate, ma tutte intorno allo stesso minimo comun denominatore: Schengen. Nessuna decisione definitiva, ma sul tavolo è stata avanzata anche la possibilità di intervenire nei confini di un Paese quando è chiaro che lo Stato membro non è in grado di gestire la situazione.
TUTTI CONTRO ATENE – La partita è, dunque, tutt’altro che chiusa. Perché, se da una parte la Commissione di Jean-Claude Juncker pare voglia mantenere il trattato (“Salveremo Schengen, applicando Schengen”), l’impressione è che già diversi Stati stiano spingendo per un piano B per fronteggiare la crisi dei migranti, dopo che le diverse iniziative dell’esecutivo comunitario si sono rivelate infruttuose, irrealizzabili o superate dai numeri. L’idea prevalente è di sospendere la Grecia da Schengen. La procedura burocratica è complessa, ma si può fare. La Commissione deve fare un rapporto per verificare se “il funzionamento globale dello spazio senza controllo alle frontiere interne è messo a rischio” da uno stato membro “a seguito di carenze gravi e persistenti nel controllo di frontiera alle frontiere esterne”, come recita l’articolo 26 del codice Schengen. Poi l’esecutivo comunitario, secondo l’articolo 19, può “raccomandare mediante un atto di esecuzione che lo stato membro valutato adotti misure specifiche”. Se poi le trasgressioni continuano, gli Stati membri possono “decidere di ripristinare il controllo di frontiera in tutte le rispettive frontiere interne o in parti specifiche delle stesse”. Netta, a riguardo, la posizione della Germania: “Noi eserciteremo pressione sulla Grecia affinché faccia i suoi compiti”, ha detto ministro tedesco Thomas de Maiziere al suo ingresso alla riunione Ue. “Vedremo a che risultati si arriverà nelle prossime settimane. Vogliamo mantenere Schengen – ha affermato de Maiziere -. Vogliamo soluzioni comuni europee, ma il tempo stringe”. Ma la Grecia ha reagito chiedendo di smettere con “questo ingiusto gioco di accuse” che le vengono rivolte e ha invocato la piena attuazione delle misure europee. “Carenze e ritardi – come ha spiegato il ministro alle Politiche migratorie Yoannis Mouzalas elencando una lunga lista di bugie e verità – in molti casi non dipendono da Atene”.
IL PIANO “B” – Ma, in realtà, dietro il pressing sulla Grecia c’è ben altro. L’articolo 26 serve da base anche per trovare eventuali varianti a Schengen: permettere a Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Belgio e Francia di mantenere i controlli temporanei alla frontiera ben oltre le eccezioni normali previste dal codice Schengen. Germania e Austria hanno già superato i 2 mesi consentiti in caso di eventi imprevisti. E a maggio scade la deroga per gli eventi prevedibili.