Dopo lo stallo di venerdì scorso, quando il ministro Matteo Piantedosi ha lasciato di fretta e furia il tavolo di Med 9 sui profughi per via dei contrasti con la Germania, alla fine è arrivato l’accordo sul nuovo regolamento per la gestione delle crisi migratorie tra i Paesi Ue che, salvo colpi di scena, sarà ratificato tra oggi e domani nel corso del vertice di Granada dove dovrebbe tenersi anche un bilaterale ad alta tensione tra il cancelliere Olaf Scholz e la premier Giorgia Meloni.
Al governo solo un contentino sulle Ong ma nell’accordicchio europeo sui migranti non c’è la redistribuzione obbligatoria
Per superare le diffidenze reciproche tra il fronte dei Paesi mediterranei, i quali chiedono maggiore condivisione degli oneri derivanti dai flussi migratori, e quello degli Stati continentali, decisi a smarcarsi da ogni obbligo di redistribuzione, alla fine si è scelto il solito pastrocchio con una soluzione di compromesso che non risolve granché. Ad elaborare il nuovo testo è stata la presidenza spagnola che su X, l’ex Twitter, ha annunciato con soddisfazione il via libera del Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione (Coreper), il principale organo preparatorio del Consiglio, al patto. Peccato che ci sia ben poco da esultare perché l’Ue si è spaccata ancora una volta come si può capire dal fatto che il testo è stato licenziato a maggioranza qualificata e non, come sperava il sottosegretario agli Affari europei della Spagna Pascual Navarro Rios, all’unanimità.
A riprova di ciò il fatto che contro l’intesa si sono espresse con veemenza la Polonia di Mateusz Morawiecki e l’Ungheria di Viktor Orbán, entrambi alleati della Meloni, mentre l’Austria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia si sono astenute. Davanti a tante resistenze, il testo che doveva risolvere la situazione alla fine rischia di ridursi ad un accordicchio. Per superare l’impasse è stato necessario cancellare la norma a tutela delle ong, chiesta dalla Germania e avversata dall’Italia, e tanto è bastato alle destre nostrane per cantare vittoria come ha fatto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dichiarando che “è un risultato molto positivo, un successo per l’Italia” e che “quando l’Europa decide, deve tenere conto delle istanze di tutti”.
Tajani esulta per lo stop alla norma che tutela le Ong. E la propaganda sovranista si scatena
Peccato che su tutto il resto del testo non sono stati fatti passi avanti in materia di controlli delle frontiere, di operazioni in mare sul modello della missione Sophia e nemmeno sui ricollocamenti tra Paesi Ue che resteranno volontari. Insomma una vittoria di Pirro perché il testo, lo stesso già presentato a luglio e su cui si è lavorato per tre mesi senza riuscire ad apportare nessuna modifica, autorizza gli Stati che affrontano flussi migratori fuori controllo ad applicare norme specifiche in materia di asilo e di procedure di rimpatrio. Al contempo viene lasciato sostanzialmente invariato il meccanismo di redistribuzione con i Paesi Ue che potranno decidere liberamente se partecipare ai ricollocamenti dei richiedenti asilo oppure se pagare dei contributi ai Paesi di primo approdo in caso decidano di non accogliere i migranti che spetterebbero loro.
Insomma alla conta dei fatti per l’Italia cambia poco e niente visto che gli sbarchi continueranno a susseguirsi uno dopo l’altro mentre le redistribuzioni resteranno, come sempre, volontarie. Mancanze gravi che sono state rimarcate da Laura Ferrara, europarlamentare M5S, che ha spiegato come “quello che manca oggi sono le regole. Manca il diritto d’asilo europeo. Serve una terza via, la via del buon senso, quella della solidarietà e delle vie legali e sicure di accesso all’Ue”.