I primi migranti espulsi sono arrivati nel porto turco Dikili. Erano partiti da Lesbo. Tre navi di Ankara con a bordo 204 persone hanno lasciato stamattina le isole greche di Lesbo e Chios nella prima operazione di rinvio prevista dall’accordo firmato il 18 marzo scorso dall’Unione europea con Ankara, duramente criticato dagli attivisti per i diritti umani. Secondo l’accordo, la Turchia riprenderà tutti i migranti e i rifugiati, siriani compresi, che entreranno irregolarmente in Grecia, mentre la Ue in cambio ospiterà migliaia di rifugiati siriani provenienti direttamente dal suolo turco, oltre a fornire ad Ankara 6 miliardi di aiuti, accelerare l’eliminazione del visto per i viaggiatori turchi e favorire progressi nei negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione. Secondo il ministro degli Affari europei di Ankara, Volkan Bozkir, in questo gruppo non ci sono siriani.
La strategia, almeno nelle premesse, dovrebbero ricalcare quanto anunciato anche dal presidente del Parlamento Ue Martin Schulz, parlando a Berlino, alla conferenza su asilo e migrazione. “Voler venire in europa non è un atto di criminalità”, ha detto. A oggi, però, sono solo parole (basti pensare a quanto sta accadendo all’ormai tristemente famosa Idomeni). In base all’accordo, duramente criticato dalle organizzazioni non governative, tra cui l’Unhcr e Amnesty International, i rimpatri riguarderanno solo quelli che non hanno richiesto asilo o la cui richiesta è stata dichiarata inammissibile.