Ci sono molti modi per fallire e il governo Meloni sull’immigrazione ha scelto il peggiore: rendendosi ridicolo. Nella lettera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al cancelliere tedesco Scholz, ad esempio, torna in auge la teoria del cosiddetto “pull factor”, ovvero delle Ong che spingerebbero i migranti a imbarcarsi nel Mediterraneo aumentando sensibilmente le partenze.
Intanto Carroccio e Fratelli d’Italia continuano a diffondere la falsa teoria del pull factor
È questo il motivo per cui il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini da due giorni insiste a denunciare un “atto ostile” da parte della Germania che ha deciso di finanziare alcune organizzazione non governative che operano anche in Italia. Il loro ragionamento è semplice, persino banale: se le Ong aumentano gli sbarchi pagare le Ong significa mettere l’Italia nella condizione di subire una pressione migratoria maggiore. Ma se non fosse così? Se non fosse così saremmo di fronte all’ennesima patetica bugia di chi cerca lo scontro istituzionale per alzare i toni e fare incetta di qualche manciata di voti. E infatti non è così.
Come osserva Pagella politica che ha analizzato i numeri (e su quelli non si può mentire) dall’inizio del 2023 sono sbarcati sulle coste italiane oltre 133 mila migranti, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 e il triplo rispetto allo stesso periodo del 2021. In compenso la percentuale di migranti salvati dalle navi Ong nel Mar Mediterraneo è diminuita sia in valore assoluto sia in percentuale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nei primi sette mesi di quest’anno le Ong hanno salvato meno di 4 mila migranti, circa il 4 per cento sul totale di quelli soccorsi in mare.
Così i sovranisti cercano di scaricare sulle Ong la colpa del loro fallimento sugli sbarchi
Nei primi sette mesi del 2022 questi numeri erano stati pari rispettivamente a oltre 6 mila e al 15 per cento. In totale i migranti soccorsi tra gennaio e luglio 2023 sono stati quasi 65 mila, nello stesso periodo del 2022 erano stati circa un terzo. Basta una semplice occhiata ai numeri per capire già di primo acchito quindi che non ci sia nessun collegamento. A settembre 2020 è stata pubblicata una ricerca realizzata da Eugenio Cusumano, ricercatore in Relazioni internazionali dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e da Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).
I due ricercatori, aggiornando un loro studio del 2019, si sono chiesti, numeri alla mano, quanto fosse solida la teoria del pull factor. Per rispondere a questa domanda, hanno analizzato i dati delle partenze dei migranti dalle coste della Libia avvenute tra gennaio 2014 e l’inizio di gennaio 2020. Le fonti di questi dati sono la Guardia costiera italiana, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).
Secondo lo studio, gli unici fattori che nell’arco di tempo analizzato hanno avuto un impatto nell’aumento del numero delle partenze sono stati le condizioni meteo (quelle favorevoli incentivano le traversate in mare) e il livello di instabilità politica (calcolato usando l’andamento della produzione di petrolio in Libia). A conclusioni simili è arrivata una ricerca più recente, pubblicata a inizio agosto di quest’anno sulla rivista scientifica Scientific Reports, che fa parte del gruppo che pubblica anche Nature. Perfino l’Agenzia dell’Ue Fronte ha smesso di votare il “pull factor” nei suoi documenti.
La Tunisia mette alla porta i delegati Ue. Finora Saied non ha visto un euro. E snobba ancora gli inviati europei
Si ritorna quindi alla domanda iniziale: se si accusa la Germania per un condizionamento che nei fatti non esiste che figura si fa? Pessima, appunto. Anche perché nel frattempo il cosiddetto “Stato amico” – ovvero la Tunisia – elemento fondante del Piano Mattei sventolato da Giorgia Meloni continua a smentire tutte le promesse. Il presidente tunisino Saied ha deciso, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale tenutasi al Palazzo di Cartagine, di incaricare il ministero degli Esteri, della migrazione e dei tunisini all’estero di informare Bruxelles della “decisione di rinviare la visita di una delegazione del Consiglio europeo” che aveva previsto di “recarsi in Tunisia, a una data successiva da concordare tra le due parti”. Ci sono molti modi di fallire, loro hanno scelto il peggiore.
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