Il governo decide in linea generale. Il giudice sul singolo caso. Tuttavia, in generale, l’ultima parola spetta alla Corte di giustizia Europea. E’ l’estrema sintesi della sentenza emessa oggi dalla Corte di Cassazione in tema di definizione di Paesi sicuri. Un sentenza per la quale il governo e tutta la maggioranza stanno cantando vittoria, pur non avendo alcun motivo per farlo.
Sospeso ogni provvedimento
La Corte, infatti, accogliendo la richiesta della Procura generale ha “sospeso ogni provvedimento”, in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia dell’Unione europea. I giudici erano chiamati a decidere sul caso di un cittadino egiziano salvato in mare e portato in Albania, in base a un provvedimento del Questore di Roma che però non era stato convalidato dal Tribunale il 18 ottobre scorso.
Per i giudici specializzati in immigrazione, infatti, quel provvedimento era illegittimo poiché l’Egitto, pur designato come Paese sicuro, presenta eccezioni per alcune categorie di persone. Il ministero dell’Interno aveva quindi impugnato la decisione, sostenendo che la designazione del Paese sicuro con eccezioni personali è legittima (con il solito cotè di insulti e attacchi alla magistratura). Oggi la sentenza, che, nonostante l’esultanza della maggioranza, smentisce in primis il Guardasigilli Carlo Nordio, il quale si era detto sicuro della vittoria, perché i giudici non avevano ben inteso una pronuncia della Corte Europea…
La lettura sbagliata del provvedimento da parte del centro-destra
A dare il via libera ai canti di vittoria della maggioranza, probabilmente, la lettura (errata) di quanto scritto dai giudici in materia di definizione di “paese sicuro”, la cui designazione “spetta, in generale, soltanto al Ministro degli affari esteri e agli altri Ministri che intervengono in sede di concerto”.
Un principio che nessuno ha mai messo in dubbio, sicuramente non l’aveva fatto il Tribunale di Roma. Al singolo giudice, per altro, la Cassazione riconosce il diritto/dovere di “riscontrare, nell’ambito del suo potere istituzionale, in forme e modalità compatibili con la scansione temporale urgente e ravvicinata del procedimento de libertate, la sussistenza dei presupposti di legittimità della designazione di un certo Paese di origine come sicuro, rappresentando tale designazione uno dei presupposti giustificativi della misura del trattenimento”.
Tocca al giudice stabilire se in quel determinato caso un Paese può dirsi sicuro
“La designazione di un paese terzo come paese di origine sicuro – scrive ancora la Corte – può essere effettuata, attraverso un decreto ministeriale, con eccezioni di carattere personale. Tuttavia, la procedura accelerata di frontiera non può applicarsi là dove, anche in sede di convalida del trattenimento, il giudice ravvisi sussistenti i gravi motivi per ritenere che il Paese non è sicuro per la situazione particolare in cui il richiedente si trova. In ogni caso, le eccezioni personali, pur compatibili con la nozione di paese di origine sicuro, non può essere ammesse senza limiti. Tali eccezioni, infatti, non sono ammesse a fronte di persecuzioni estese, endemiche e costanti, tali da contraddire, nella sostanza, il requisito dell’assenza di persecuzioni che avvengano generalmente e costantemente”.
Tradotto: il governo stabilisce sì in via generale se un Paese è sicuro o meno, poi il giudice, in base alle sue conoscenze, ai fatti e alle informazioni, può accettare oppure respingere quella categorizzazione. Tanto è vero, aggiunge la Cassazione, che il giudice della convalida “è chiamato a verificare, in ipotesi limite, se la valutazione ministeriale abbia varcato i confini esterni della ragionevolezza e sia stata esercitata in modo manifestamente arbitrario o se la relativa designazione sia divenuta, ictu oculi, non più rispondente alla situazione reale”.
Sulla materia deciderà per tutti la Corte europea il 25 febbraio
Per questo, conclude la Cassazione, la Corte ha deciso di attendere “che la Corte di giustizia Europea si pronunci, nell’udienza ormai prossima del 25 febbraio 2025, su plurimi ricorsi pregiudiziali, avanzati tanto da giudici italiani del merito quanto dal Tribunale amministrativo regionale di Berlino, su una serie di quesiti interferenti con la decisione del caso concreto ed in grado di fornire alla Suprema Corte, nel suo fondamentale ruolo di organo nomofilattico, la possibilità di dettare un principio di diritto destinato ad operare sicuramente anche per il futuro che tenga conto dei principi che varranno espressi dalla corte sovranazionale”.
Delmastro gongola ma non ha nulla da festeggiare
È alla luce di tutto ciò che appaiono un po’ troppo trionfalistiche le parole, per esempio, del sottosegretario alla Giustizia, il meloniano Andrea Delmastro: “La Cassazione pone una pietra tombale sulle speranze immigratiste della sinistra italiana: la lista della definizione dei Paesi Sicuri spetta al Governo, così come le politiche migratorie, studiato e apprezzato in tutta Europa e contrastato solo dalla sinistra italiana, è pienamente legittima. Ora procederemo più speditamente di prima nel contrasto alla immigrazione irregolare e alla ignobile tratta di esseri umani lungo il nostro Mediterraneo”.
Nicita: “La destra non comprende, o peggio, non legge le sentenze”
“È grave che la destra al Governo non solo legiferi male, ma non comprenda, o peggio, non legge le sentenze”, risponde il dem Antonio Nicita, “Da qualche ora sono tutti a rilanciare la falsa notizia secondo la quale la Cassazione civile avrebbe ribaltato le decisioni dei giudici, quando si è limitata a rinviare alla Corte di giustizia Ue. Nessuno ha mai posto in dubbio le prerogative del Governo sulla lista di porti sicuri, come nessuno può mettere in dubbio il ruolo autonomo e indipendente del magistrato nel valutare il singolo caso in relazione allo status di paese sicuro, principio riconosciuto appunto dalla Corte Ue”.
“Questo affrettarsi a dare letture false da parte della destra alla pronuncia interlocutoria e di rinvio appare direttamente proporzionale alla fretta di cercare di nascondere il flop Albania”, conclude Nicita.