Migranti, i conti del governo non tornano: non è vero che solo il 10% ha diritto alla protezione

Le statistiche sui migranti. Nel 2023 il 46,3% delle richieste presentate in Italia ha avuto risposta positiva.

Migranti, i conti del governo non tornano: non è vero che solo il 10% ha diritto alla protezione

Si tratta di uno dei famosi lapsus piantedosiani, quelli con cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rivela la sua strategia politica sul tema dei migranti. Intervistato lo scorso 27 giugno da La Stampa il ministro ha strenuamente difeso il progetto del governo di affittare un’enclave in Albania per piazzarci dei costosissimi centri di “accoglienza e trattenimento” nei siti di Shëngjin e Gjadër. 

Per Piantedosi l’esborso di 650 milioni di euro per un progetto che avrebbe dovuto partire più di un mese fa e invece è già slittato (forse) a novembre è giustificato dai suoi benefici, in particolare alla riduzione delle risorse spese dall’Italia e dall’”intera Europa” a “beneficio di persone che poi, al 90 per cento circa, si riveleranno non averne diritto”. 

Le statistiche sui migranti. Nel 2023 il 46,3% delle richieste presentate in Italia ha avuto risposta positiva

Non è la prima volta che il titolare del Viminale ridimensiona il numero di migranti che ricevono protezione in Italia. ”Come già successo l’anno scorso, il ministro dell’Interno sottostima il numero di persone che ricevono una forma di protezione dopo essere arrivate nel nostro Paese o in un Paese dell’Unione europea“, scrive Pagella Politica.

“A meno del 10 per cento di coloro che arrivano in Italia viene riconosciuto lo status di rifugiato. Oltre il 90 per cento è spinto solo da ragioni economiche”, aveva detto a Libero il 28 agosto dell’anno scorso. Ma le cose stanno davvero così? 

Come ricostruisce Pagella Politica citando i dati di Eurostat, nel 2023 il 52,8 per cento delle domande d’asilo presentate per la prima volta in tutti e 27 gli Stati membri dell’Ue ha avuto una risposta positiva.

Questa percentuale era pari al 48,8 per cento nel 2022 e al 38,2 per cento nel 2021. Detto altrimenti, spiega il sito di Fact Checking, “più della metà delle richieste d’asilo esaminate nel 2023 nell’Ue ha ricevuto come risposta la concessione di una tra le tre forme di protezione che possono essere concesse ai richiedenti d’asilo”. 

Al 22,4 per cento dei richiedenti è stato riconosciuto lo status di rifugiato, la forma di protezione internazionale che si applica quando c’è il timore che un migrante, ritornando nel suo Paese d’origine, possa essere perseguitato per vari motivi, tra cui quelli di religione, nazionalità o appartenenza a un determinato gruppo sociale.

Al 19,2 per cento è stata riconosciuta la protezione sussidiaria. Che viene concessa ai migranti che, sebbene non abbiano i requisiti per essere riconosciuti come rifugiati, correrebbero un rischio a tornare nel proprio Paese di origine.

Infine, all’11,2 per cento dei richiedenti è stata riconosciuta la protezione per motivi umanitari, che ha regole diverse nei vari Stati europei e che il governo italiano vorrebbe in tutti i modi cancellare se non fosse per il vincolo delle leggi internazionali. 

Migranti fantasma

In Italia nel 2023 il 46,3 per cento delle richieste d’asilo presentate per la prima volta nel nostro Paese ha ricevuto una risposta positiva, quindi poco meno di una su due. Il 10,4 per cento dei richiedenti ha ricevuto lo status di rifugiato e il 13,8 per cento la protezione sussidiaria, mentre al 22,2 per cento è stata concessa la protezione per motivi umanitari.

Il mito dell’invasione dei “migranti economici” dunque non regge alla prova dei numeri. Nel 2023 delle 77.200 domande esaminate il 48,4% ha ricevuto risposta positiva.

Nel 2023 il sistema d’asilo italiano ha esaminato 41.415 domande: 49,8% i dinieghi (20.625), 11,9% i riconoscimenti dello status di rifugiato (4.910), il 14,9% sono stati i beneficiari di protezione sussidiaria (6.185), il 23,4% i beneficiari di protezione speciale (9.690) secondo i dati Eurostat.

Poi ci sarebbero i 2.476 i morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, che continua ad essere la rotta più letale del mondo (dati OIM).