Da una parte per la premier Giorgia Meloni ci sono i malumori degli alleati da contenere e sciogliere, dall’altra per il premier albanese Edi Rama c’è da fronteggiare l’ira del parlamento. Insomma, l’accordo stretto tra Italia-Albania per la realizzazione in Albania di due centri destinati ai migranti soccorsi in mare dall’Italia – ma non dalle Ong – continua ad alimentare polemiche. In più per Rama si crea un’altra rogna. L’accordo potrebbe costare al suo partito la cacciata dal gruppo dei socialisti in Europa.
L’accordo Italia-Albania per la realizzazione in Albania di due centri destinati ai migranti irregolari continua ad alimentare polemiche
Partiamo dalla situazione italiana. C’è voluta una lunga nota di Palazzo Chigi per bollare come “totalmente fantasiose” le ricostruzioni secondo cui “non sarebbe stato condiviso dal Presidente del Consiglio con gli alleati di Governo” il piano siglato lunedì con il primo ministro albanese. “Fin dall’inizio”, è stato spiegato, c’è stato “il pieno coinvolgimento dei due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e l’intesa è stata costruita passo dopo passo con la totale collaborazione dei ministeri coinvolti, a partire da Ministero degli Esteri, Interno e Giustizia”. Ma non era stata una fantasiosa ricostruzione lo sfogo del vice di Salvini, Andrea Crippa, che aveva fatto notare come “Salvini quando ha fatto il ministro dell’Interno ha fermato l’immigrazione clandestina”.
La tensione sullo sfondo resta. La Lega mal digerisce il dirigismo con cui Meloni affronta i dossier, in particolare quello dei migranti, caro ai leghisti: prima la cabina di regia affidata al sottosegretario Alfredo Mantovano, poi scatti in avanti come il Protocollo con l’Albania. “L’accordo rispetta tutte le norme comunitarie”, assicura il ministro degli Esteri Tajani. Il testo integrale lo ha reso noto il governo di Tirana, inclusi i due allegati che impegnano Roma a spese per 16,5 milioni di euro nel primo dei 5 anni e a creare un fondo di garanzia. Si attendono le valutazioni di Bruxelles. “Abbiamo appena ricevuto il protocollo d’intesa e lo stiamo studiando: non abbiamo ancora un giudizio finale”, ha detto una portavoce della Commissione europea.
A Gjader strutture analoghe ai Centri per i rimpatri. Ma Piantedosi aveva assicurato l’esatto contrario
“La Commissione Ue è stata informata prima” del protocollo con l’Albania “e non ci sono stati rilievi particolari”, ha detto il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. “In Albania accadrà quello che accade in Italia. In 28 giorni siamo in grado di rispondere alla richiesta di Asilo, poi chi non ha diritto può essere trattenuto fino a 18 mesi in attesa del rimpatrio”, spiega Fazzolari, confermando la linea illustrata da Meloni che parlava di “una struttura modello Cpr”. E si rischia un cortocircuito con quanto spiegato invece nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo cui “non sarà un Cpr ma un centro per l’esame accelerato delle domande di asilo dai Paesi sicuri, come quello di Pozzallo-Modica”.
E se il ministro Luca Ciriani aveva negato alle opposizioni un passaggio parlamentare, (dal M5S al Pd la richiesta è anche di una ratifica), Fazzolari “concede” un contentino. “Un dibattito parlamentare perché no, non c’è nessuna resistenza a farlo”. Ma il protocollo d’intesa con Tirana sui migranti “non necessita di ratifica parlamentare”. L’ira delle opposizioni non si placa. “Un progetto di deportazione di massa temporanea che ci costerà tantissimo, abbiamo letto oltre 80, 100 milioni di fondi di garanzia”, le parole del leader del M5S, Giuseppe Conte, secondo cui è solo “l’ennesimo spot sulla pelle degli italiani”. E se l’ex ministra Emma Bonino ha parlato di caricatura di Guantanamo, Tajani replica: l’accordo con l’Albania “è rispettoso di tutte le regole comunitarie e del diritto internazionale”. “Non è Guantanamo come ha detto qualcuno”, ma una soluzione “umanitaria”.
E passiamo alle grane per Rama. “Devo dire agli italiani e al vostro governo che state sbagliando e questo accordo sui migranti non serve a nulla. È molto pericoloso per tanti motivi. Ho paura ad esempio che possa aumentare la xenofobia e non vorrei neanche vedere un giorno proteste in piazza contro l’Italia”, ha attaccato Sali Berisha, ex primo ministro e presidente dell’Albania, oggi parlamentare e leader del centrodestra albanese. L’intesa tra Roma e Tirana sui Cpr nel Paese balcanico è un caso politico che va ben oltre i confini italiani. E, soprattutto, si è trasformata in un dossier bollente all’interno del Partito socialista europeo alla vigilia del Congresso che lo vedrà riunito a Malaga.
L’intesa Roma-Tirana bocciata dai socialdemocratici. E il premier rischia l’espulsione dal Pse
L’accordo siglato da Rama e Meloni a una buona parte dei socialdemocratici non è proprio piaciuto. E qualcuno è andato oltre, evocando di fatto una sospensione del Pssh (la formazione del leader albanese), che nel Pse siede come osservatore. Rama non sarà in Spagna, in quanto impegnato alla conferenza di Parigi su Gaza. Ma il premier ha affidato ai social la sua replica: l’intesa con l’Italia, ha sottolineato, non è né di sinistra né di destra, è semplicemente “giusta”. Il Partito democratico, in questo quadro, si pone come uno degli attori principali. Le indiscrezioni che volevano i dem in prima linea nel chiedere la sospensione del partito di Rama sono state smentite. Il Pd, viene spiegato, non vuole fare da “buttafuori” del Pse ma porrà la questione a Malaga.