Eleonora Camilli, giornalista della redazione romana di Redattore Sociale, la prima agenzia di stampa specializzata sui temi del welfare, della marginalità e dell’esclusione. Si occupa in particolare di diritti, migrazioni e diaspore contemporanee. Le sue analisi e i suoi reportage sono stati pubblicati su diverse testate nazionali.
Donne e bambini morti di stenti. Ai bordi del’Europa avviene l’ennesima tragedia e nemmeno la campagna elettorale spinge i partiti a discutere sulla disumanità europea. L’agenda Pozzallo non interessa a nessuno?
“Le rispondo con le parole di un operatore umanitario che ho incontrato a Lampedusa a fine agosto: il problema in Italia sembrano essere le persone che arrivano vive. Non ci interessa cosa succede prima del viaggio né durante. Le due tragedie che hanno coinvolto minori, la storia di Loujin e dei bambini morti di stenti su un’imbarcazione poi approdata a Pozzallo, avrebbero dovuto aprire un dibattito su come ovviare a tutto questo. O almeno avviare una riflessione come avvenne nel 2015 dopo la morte del piccolo Alan Kurdi sulla spiaggia di Bodrum, invece non ci indignano. Per cui credo di poter dire che no, “l’agenda Pozzallo”, l’agenda del rispetto del diritto alla vita, non interessa”.
Come giudica il dibattito elettorale sull’immigrazione?
“Il tema migratorio, da sempre, è usato per polarizzare il dibattito e spostare l’attenzione dai problemi reali che non si è in grado di risolvere. Per cui anche questa volta si sta cercando di evocare il rischio invasione, la possibile sostituzione etnica, per cercare voti facili. Rispetto al passato però tutti i partiti, compresi quelli di destra stanno utilizzando meno la tematica. In generale mi sembra che manchi una visione complessiva del fenomeno anche in relazione alla situazione demografica italiana. I migranti sono sempre e solo oggetto della narrazione politica e quasi mai intesi come soggetti portatori di diritti. Non c’è traccia nei programmi elettorali di una reale e completa strategia per realizzare vie regolari e sicure”.
La Meloni continua a sventolare la bufala del blocco navale, sebbene sia stata smentita anche da suoi compagni di partito…
“Il blocco navale è solo uno slogan elettorale. La misura, codificata da diversi trattati, implicherebbe un atto ostile di guerra. è dunque impraticabile, lo sa anche Meloni che nel corso della campagna elettorale ha cambiato diverse volte versione per spiegare la sua idea. Oggi parla di una missione europea in accordo con le autorità libiche per fermare le partenze. Un accordo molto simile a quello realizzato tra Ue e Turchia e che ha generato, tra le altre, anche la tragedia che stiamo raccontando in questi giorni con le testimonianze delle persone giunte a Pozzallo”.
Lei ha capito quale siano le ricette del centrodestra sull’immigrazione? Se sì, sono fattibili?
“Un accordo con la Libia è già in atto, è il Memorandum voluto dall’allora ministro del Pd, Marco Minniti, e credo che FdI intenda rafforzare quello. Per quanto riguarda la Lega si continuano a evocare i decreti sicurezza dell’ex ministro Salvini, senza ricordare però che quei decreti sono stati già parzialmente smontati dai tribunali italiani, che ne hanno giudicato alcune parti incostituzionali o incompatibili con i trattati internazionali”.
Come reputa il programma del Pd sull’immigrazione?
“Il Pd rivendica lo ius scholae, cioè la riforma della cittadinanza basata sul percorso scolastico dei ragazzi nati o cresciuti in Italia. Su questo ha finalmente una posizione netta in campagna elettorale. Parla di voler implementare l’accoglienza di secondo livello, quella basata sul sistema Sai (ex Sprar) e di programmi di integrazione. Non dice invece di voler abolire gli accordi con la Libia firmati nel 2017 dal governo Gentiloni. Questo pone una questione in termini di diritti umani, non si può far finta di non sapere cosa accade ai migranti in Libia. E sicuramente questo penalizza il Pd di fronte al suo elettorale più di sinistra”.
Del M5S?
“Il M5S dedica pochissimo spazio al tema migratorio, dice di voler abolire il Regolamento di Dublino. Ma non c’è molto altro”.
Di Unione Popolare?
“Unione popolare fa una riflessione lunga. è tra i pochi, insieme a +Europa e Sinistra Alternativa Verde a dire che è necessario abolire il Memorandum Italia-Libia, parla di cpr, di libertà di movimento e affronta il tema in maniera più complessa”.
Del cosiddetto terzo polo?
“Nel programma di Renzi e Calenda c’è un punto interessante che riguarda l’istituzione di un ministero delle Migrazioni, anche il Pd parla di un’Agenzia di coordinamento delle politiche migratorie. Mi sembrano entrambe proposte interessanti perché l’immigrazione non è un tema solo di sicurezza e ordine pubblico, ma tiene insieme diverse questioni: lavoro, famiglia, welfare, quindi non può essere gestito solo dal ministero dell’Interno. Per il resto in diversi tweet Carlo Calenda ha esplicitato la sua posizione che è molto vicina al programma del centrodestra, con un accento sulla strategia dell’esternalizzazione delle frontiere”.
Sono iniziate le scuole e lei ha fatto notare “sono tornati a scuola oltre 800mila alunni stranieri. Il 65% è nato in Italia. Sono italiani di fatto ma non di diritto, italiani senza cittadinanza”. Quante responsabilità hanno Pd e M5S per lo ius scholae che manca?
“La mancata riforma della cittadinanza è una macchia di sicuro per il centrosinistra. Nel 2015 la proposta di legge che introduceva sia lo ius soli temperato che lo ius culturae è passata alla Camera, per poi rimanere due anni nei cassetti del Senato e non essere mai più discussa. Renzi e Gentiloni si sono rimpallati la responsabilità per la mancata approvazione. Durante il governo Draghi la nuova versione, ancor più edulcorata, della riforma, a firma di un deputato del M5S, Giuseppe Brescia, non è riuscita a fare grandi passi in avanti anche per l’eccezionalità di quel governo. E credo che nei prossimi anni sarà difficile tornarci. Così questi bambini e ragazzi nati o cresciuti qui continueranno a essere considerati stranieri in patria”.
Che Italia si aspetta dopo queste elezioni sull’immigrazione?
“Se ci sarà, come si prospetta, una vittoria del centro destra probabilmente rivivremo un film già visto, con una retorica securitaria che calcherà molto sui porti chiusi e il blocco delle frontiere. Ma il recente passato ci ha anche dimostrato che esiste un quadro giuridico internazionale che tutela i diritti umani. Quindi qualsiasi politica deve fare i conti col diritto, qualsiasi sia la sua posizione”.
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