Dalle destre il mantra è sempre “giù le mani dalle nostre case”, rivolto prima al Centrosinistra – secondo loro reo di voler tassare gli immobili – e poi anche all’Unione europea che di tanto in tanto vara piani di efficientamento energetico degli edifici che l’attuale maggioranza non esita a definire come “patrimoniali mascherate”.
Così dopo Dio, patria e famiglia, si può dire che il quarto pilastro delle destre è proprio quello della casa. Peccato che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e che proprio l’attuale governo, il quale si riempie la bocca con affermazioni sulla tutela degli immobili degli italiani, di fatto ha già messo mano nelle tasche degli italiani e lo ha fatto – forse senza neanche rendersene conto – proprio andando a colpire i loro alloggi.
Rate sempre più alte e le bollette fanno il resto
Quando Giorgia Meloni & Co dicono che “la casa non si tocca”, affermano un concetto sacrosanto. Il problema è che l’attuale maggioranza sembra riferirsi soltanto alle abitazioni di proprietà, dimenticandosi che non tutti gli italiani ne hanno una. Se ci si limita a guardare i dati, soltanto il 68% dei residenti nel nostro Paese è proprietario del tetto in cui vive.
Si tratta di numeri incoraggianti visto che sono di gran lunga migliori di quelli degli altri Paesi Ue. Ma quello che nessuno mette in risalto è che questo 68%, in realtà, è un dato che non dice tutto perché comprende anche chi la casa la sta ancora acquistando ed è costretto a pagare un mutuo, spesso decennale.
Parliamo, secondo la Stampa, di un numero tutt’altro che marginale visto che sono ben tre milioni e mezzo di famiglie ad avere un mutuo sulle spalle e che, alla luce dell’inflazione, del caro energia e della crisi economica, stanno facendo enorme fatica per ripagarlo.
Ma c’è di più. Tra queste famiglie non tutte hanno scelto il mutuo a tasso fisso, finendo per scegliere mutui a tasso variabile che, però, nel tempo sono continuati a crescere vertiginosamente, con le rate che quest’anno sono salite del 31%.
Ma il peggio deve ancora venire perché da qualche tempo la Banca centrale europea ha iniziato a rialzare i tassi di interesse che, inevitabilmente, finiranno per gonfiare ancor di più il costo delle rate tanto che, secondo un’indagine di Facile.it, la rata mensile potrebbe crescere fino al 48% entro giugno di questo anno.
Ma con il mutuo sempre più caro e con i redditi fermi al palo, è inevitabile che molti non riescano nemmeno a pagare la quota mensile. E quando accade, sono guai.
Questo perché con sette rate saltate del mutuo, le banche possono diventare proprietarie delle case per cui il finanziamento è stato erogato così da venderle e incassare quanto spetta loro senza passare dal Tribunale tanto che oggi, secondo quanto afferma l’Unione inquilini, sono già diecimila di migliaia gli espropri avviati dagli istituti di credito.
Si tratta di una norma a lungo osteggiata dal Movimento 5 Stelle che si è trovato sostanzialmente da solo nel difendere gli italiani come testimonia un vecchissimo video sul blog di Beppe Grillo in cui l’allora vicepresidente della Camera e ormai ex pentastellato, Luigi Di Maio, insieme all’allora deputata Carla Ruocco, tuonava: “Hanno già aggredito i nostri stipendi, i nostri posti di lavoro, i nostri risparmi. Adesso vogliono mettere le mani sulle nostre case. Matteo Renzi, #semitocchilaCasa degli italiani sarà un Vietnam dentro e fuori il Parlamento”.
Via i sussidi per i poveri, boom di homeless
Ma se la situazione non è rosea per chi sta acquistando casa, rischia di essere ancora peggiore per chi è costretto a vivere in affitto. Il 32% degli italiani, infatti, si trova in questa condizione che, chiaramente, è tutt’altro che facile. Secondo l’Istat “la situazione è critica per le famiglie che vivono in affitto”.
Stando agli ultimi dati disponibili si fa riferimento a “oltre 889 mila” nuclei familiari, pari al 45,3% di tutte le famiglie povere d’Italia. Cosa ancor più grave, prosegue l’Istituto, di queste ben il 18,5% versano in condizione di povertà assoluta 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà.
Proprio guardando al dato degli affittuari e considerando la sfortunata congiuntura economica, appare chiaro che in molti si troveranno nell’incapacità di pagare e risulteranno morosi tanto più se si considera che i canoni sono levitati del 25,6% come afferma la Stampa citando le analisi di Abitare Co. secondo cui “i contratti 4+4 in scadenza stipulati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015”.
Stop al fondo morosità, un disastro sociale
Insomma mai come oggi si può parlare di emergenza abitativa. E non può che essere oltremodo curioso pensare al fatto che questa situazione si sta venendo a creare proprio quando al governo c’è chi si è sempre spacciato come il difensore del diritto alla casa.
Cosa ancor più strana è che proprio alla luce di quanto sta facendo l’attuale maggioranza emerge, con sempre maggiore forza, che in realtà chi ha concretamente tutelato questo diritto è il Centrosinistra – a lungo etichettato come il partito delle tasse sulle abitazioni – che ha predisposto diverse forme di sussidi in favore dei più deboli.
Proprio quelle che ora le destre stanno smantellando una a una, a partire dal Reddito di cittadinanza voluto dal Movimento 5 Stelle, che riuscivano a dare sostegno ai più poveri che così facendo potevano pagare mutui oppure rate d’affitto.
Proprio il sussidio dei Cinque Stelle, il quale non è affatto una ‘paghetta’ data ai nullafacenti come sostiene l’attuale maggioranza, al suo interno integrava anche un contributo per il pagamento del canone di locazione fino ad un massimo di 3.360 euro annui, che corrispondono a 280 euro mensili.
Con la cessazione del Reddito di cittadinanza – percepito da almeno 3 milioni di persone – decisa dall’attuale maggioranza, questo ‘contributo affitto’ non cesserà di esistere ma sarà riservato soltanto agli inabili a lavorare.
In altre parole almeno 600mila persone, ossia i cosiddetti occupabili, si ritroveranno, letteralmente da un giorno all’altro, senza un contributo di cui evidentemente avevano – e hanno – bisogno.
Sempre secondo la Stampa la cosa peggiore è che il governo Meloni ha anche previsto “l’azzeramento del fondo ‘morosità incolpevole che fino a ieri consentiva di offrire un contributo fino a 12mila euro annui a chi era già sotto sfratto e dimostrava di non essere riuscito a stare in regola con i pagamenti del canone causa licenziamento, cassa integrazione o malattia”.
Una decisione devastante che annunciata a febbraio dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il quale aveva spiegato durante un question time che il governo non avrebbe rifinanziato né i fondi destinati agli affitti e alla morosità incolpevole che per il 2022 erano stati pari a 280 milioni di euro, aveva scatenato la reazione dei sindacati e delle associazioni.
Occasione in cui Walter De Cesaris, segretario nazionale Unione Inquilini, aveva svelato il bluff delle destre spiegando che: “Nel suo intervento il ministro Salvini non ha mai citato le famiglie con sfratto, le 650mila famiglie nelle graduatorie, le 899mila famiglie che hanno redditi da povertà assoluta e che sono in affitto”.
“Il governo prosegue nella sua crociata contro i poveri e si sta assumendo la responsabilità gravissima di far aumentare vertiginosamente il numero degli sfratti esecutivi” aveva concluso De Cesaris.
Il caso degli alloggi vuoti, che fanno volare i costi
Insomma un disastro inenarrabile. Ad aggravare la situazione anche la presenza di numerosi alloggi sfitti e inutilizzati, dati alla mano sarebbero circa 7 milioni di edifici, anche a fronte del fatto che molti italiani stanno cercando un’abitazione, sia essa in affitto o da acquistare.
Secondo l’Istat si parla di ben 2,3 milioni di famiglie che non riescono a trovare una soluzione adatta alle proprie tasche, tra costi delle case levitati e affitti ormai schizzati alle stelle.
Una dinamica rialzista che, secondo molti esperti, sarebbe in parte amplificata proprio dal fatto che queste case sfitte o inutilizzate finiscono spesso sul mercato degli affitti brevi, tagliando fuori chi ne ha davvero bisogno.