Potrebbe essere oggi il D-Day: dopo la fumata nera di martedì scorso sui candidati del centrodestra alle prossime amministrative di ottobre, il leader della Lega Matteo Salvini ha aperto le ‘consultazioni’, ieri ha incontrato Simonetta Matone e in giornata incontrerà Enrico Michetti, l’avvocato che Giorgia Meloni ha indicato come il “suo” candidato da schierare a Roma, e altre figure civiche a Milano. Non è infatti un mistero che l’ultimo vertice si sia impantanato sui nomi condivisi da mettere in campo nelle due realtà più importanti – la Capitale e il capoluogo lombardo – e che la corsa per il Campidoglio rappresenti la sfida più significativa, sia perché si profila una contesa aperta senza vincitori annunciati e sia perché finora ha riguardato soprattutto gli equilibri politici interni tra gli schieramenti, in particolar modo nel centrodestra, visto che sull’altro fronte è tacito che Pd e M5S correranno ognuno coi propri candidati.
Come ammesso ieri dal senatore di FdI Ignazio la Russa, fra i due principali partiti della coalizione si è stabilita una sorta di spartizione: “è corretto che a Milano l’ultima parola ce l’abbia Salvini, così come ha detto anche Giorgetti, facendo il parallelo a Roma con la Meloni”. Insomma se Michetti – che nel frattempo ha già avviato un giro di incontri vis à vis con Adriano Palozzi per Coraggio Italia, Vittorio Sgarbi, e Maurizio Gasparri di FI e, a quanto si apprende dall’agenzia di stampa Adnkronos, si è già portato avanti registrando il dominio ‘michettisindaco.it’. – riceverà il placet del segretario leghista, si sbloccherà anche la casella Milano, per la quale lo stesso Salvini ha riferito di avere un ‘Mister X’, un nome coperto del quale si è riservato di svelare l’identità nel prossimo vertice di coalizione in programma per martedì prossimo, solo dopo averne sondato la disponibilità.
Anche se mette le mani avanti e ieri ha preferito non parlare di date (“Se martedì sarà decisivo? Sarà un giorno come altri. Quando sceglieremo, lo diremo, ci sono 3-4 donne e uomini assolutamente in gamba e di livello sia su Roma che su Milano”). Ovviamente questa divisione dei pani e dei pesci nel quale le pietanze più gustose sono state riservate alla Lega e a FdI non è stato accettato con entusiasmo dagli altri, soprattutto dal coordinatore azzurro Antonio Tajani, protagonista nel corso dell’incontro di martedì scorso di un botta e risposta con Giancarlo Giorgetti dopo che quest’ultimo avrebbe fatto presente che, dal momento che non si riesce a trovare un accordo sui candidati civici, debbano essere i partiti più grandi, ovvero Lega e FdI, a scegliere i nomi da schierare. Uno scontro mediato alla fine con la promessa che a Forza Italia spetti indicare il candidato sindaco a Bologna e il candidato governatore in Calabria.
Non è difficile capire che FI stia giocando un’altra partita che non è quella della leadership della coalizione, quella è fra Salvini e Meloni, ma per la sopravvivenza: in qualche modo vuole esistere e ha la necessità di non essere totalmente fuori dai giochi. Nel dibattito, in veste di paciere, si è inserito ieri pure Silvio Berlusconi, assicurando che fra alleati “Non ci sono tensioni” ma solo “Un paziente lavoro” per individuare i nomi migliori. Una ricerca che sta portando via settimane perché, sottolinea il Cav, “è difficile trovare candidati se li cerchiamo come li vogliamo noi: non mestieranti della politica, ma persone che con la loro storia personale abbiano dimostrato capacità di lavoro, serietà, concretezza, esperienza da mettere al servizio della collettività”.