Sono circa mezzo milione le imprese dei giovani in Italia, pari all’8,7% del totale, ma sono 80mila in meno di cinque anni fa. È la fotografia scattata da Unioncamere in occasione dell’assemblea dell’organizzazione, ieri a Roma. Secondo le Camere di commercio italiane, questi dati dimostrano quanto sia fondamentale mettere in campo azioni forti e decise sostenute dalle risorse del Next Generation Eu, capaci di invertire la rotta e restituire fiducia alle nuove generazioni. “Nessun Paese che non ha puntato sui giovani ha avuto un futuro”, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli (nella foto).
“Da come saremo in grado di spendere le risorse del Next Generation Eu – ha aggiunto – dipenderà l’avvenire delle prossime generazioni e del nostro Paese. Negli ultimi 10 anni circa 250mila giovani, tra i 15 e i 34 anni, hanno deciso di lasciare l’Italia. Una ferita non solo demografica e sociale, ma anche economica. In dieci anni, disoccupazione e calo delle nascite hanno ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano. Una tendenza che dobbiamo arrestare, puntando su natalità, formazione e possibilità lavorative dei giovani”.
PIÙ SOLIDITÀ. I giovani però hanno bisogno di una minima solidità strutturale, che infatti cercano riducendo le imprese individuali per altri modelli più strutturati. E si orientano più che mai verso il mondo dell’agricoltura, comprendendo in questo segmento anche il comparto dell’ospitalità negli agriturismo, oltre a un generale interesse per un po’ tutti i settori più innovativi. Guardando la partecipazione dei giovani al mondo dell’impresa dal punto di vista delle start up innovative emerge che quasi un’impresa su 5 (il 18%, circa 2.100 unità su un totale di oltre 11mila) è a prevalenza giovanile. Cresce anche l’interesse verso l’economia “verde” che vede tanti giovani imprenditori investire in tecnologie, prodotti e servizi a minor impatto ambientale (tra le imprese giovanili manifatturiere, il 47% ha investito nella greeneconomy nel passato triennio, contro il 23% delle altre imprese).
TUTTI I SETTORI. La fotografia scattata da Unioncamere a fine settembre mostra che, nel mettersi in proprio, 6 giovani su 10 hanno puntato su settori tradizionali, come il Commercio, dove si contano 140mila imprese di under 35 (26,5% del totale), le Costruzioni (63mila, pari al 12%), il Turismo (quasi 58mila, circa l’11%) e l’Agricoltura (55mila, 10,4%). Nella Manifattura operano 29mila imprese giovanili (il 5,5% del totale), mentre negli Altri Servizi si contano oltre 33mila imprese (6,3%). Un altro 10% del mondo giovanile che fa impresa è anche attivo nei settori più innovativi e ad elevato utilizzo di tecnologie, a partire dai Servizi di informazione e comunicazione, dalle Attività professionali, scientifiche e tecniche e dal Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese.
Sul fronte dell’Agricoltura, rispetto al 2015, si registra un incremento di oltre il 14% con quasi 7mila imprese giovanili in più. Nel settore turistico, gli under 35 alla guida di imprese puntano molto sulle attività di Alloggio (1.800 le imprese in più). E, nel mondo del Commercio, quello legato alla vendita all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicolo sembra avere un ampio successo, con quasi 1.500 imprese di under 35 più di cinque anni fa.