Lo sciopero non è bastato. Nonostante un’alta adesione. E così la strada da percorrere, per le sigle dei metalmeccanici, è obbligata: indire una nuova astensione del lavoro dopo quella del 28 marzo. A dieci giorni di distanza, evidentemente, nulla è cambiato sul fronte del rinnovo del contratto, questione su cui si è aperto lo scontro tra i sindacati e le aziende del settore. Le tre sigle confederali Fiom, Fim e Uilm hanno quindi annunciato un nuovo sciopero di otto ore, che dovrebbe tenersi probabilmente entro la fine del mese di aprile.
I sindacati chiedono risposte immediate, tanto più in un contesto complicato come quello attuale con la crisi dell’industria e l’incognita dazi, per un milione e mezzo di lavoratori. Le critiche vengono rivolte a Federmeccanica e Assistal, accusate di “impedire la ripartenza della trattativa attraverso la conferma della loro contropiattaforma”. Di fronte a questo muro contro muro, la decisione è quella di un’astensione di otto ore dal lavoro “da organizzare in tutti i territori” italiani entro il mese di aprile.
Stallo sul rinnovo del contratto, nuovo sciopero dei metalmeccanici
Lo scontro nasce su diversi aspetti, a partire da quello relativo agli aumenti salariali. La richiesta dei sindacati è di un aumento medio degli stipendi per il livello C3 pari a 280 euro lordi per il triennio che va dal luglio del 2024 al giugno del 2027. Le imprese hanno invece presentato una loro contropiattaforma che prevede aumenti salariali limitati a 173 euro, proponendo inoltre l’allungamento della vigenza del contratto di un anno, fino al giugno del 2028. Ma le divergenze riguardano anche altri aspetti, a partire dalla richiesta di ridurre l’orario di lavoro a 35 ore, lo smart working e altre questioni riguardanti le condizioni dei lavoratori. A cui aggiungere la richiesta di detassazione degli aumenti, la regolarizzazione dei precari e l’applicazione di regole più trasparenti per gli appalti.
Ferdinando Uiliano (Fim), Michele De Palma (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm) attaccano “il comportamento di Federmeccanica e Assistal”, sostenendo che “sembra orientato al ridimensionamento salariale e delle norme contrattuali, con un atteggiamento di delegittimazione del sindacato”. La rottura ormai è totale e neanche dopo lo sciopero di fine marzo sembra esserci stata una ricomposizione. Tanto che i sindacati concludono all’attacco: “Il comportamento di Federmeccanica e Assistal mina le relazioni industriali e sindacali, e questo avrà dirette conseguenze a tutti i livelli”. Un accordo, quindi, è tutt’altro che vicino. Tanto più che di fronte a questo stallo il governo è “non pervenuto”.