In manette altri favoreggiatori del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio scorso dai Carabinieri. Il Ros e i carabinieri di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, nei confronti del nipote di Messina Denaro, Emanuele Bonafede, e di sua moglie, Lorena Ninfa Lanceri.
Il Ros ha arrestato Emanuele Bonafede e sua moglie Lorena Ninfa Lanceri per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro
I due familiari di Messina Denaro sono accusati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato la mafia. “L’operazione – hanno riferito i Carabinieri – costituisce la prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito al Ros di catturare a Palermo il latitante Matteo Messina Denaro e arrestare il suo accompagnatore Giovanni Salvatore Luppino per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede, 60 anni, per partecipazione ad associazione mafiosa; il medico Alfonso Tumbarello per concorso esterno in associazione mafiosa, Andrea Bonafede 53 anni, per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose e Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, per partecipazione ad associazione mafiosa”.
Bonafede e la moglie hanno ospitato a lungo il boss a Campobello di Mazara
Secondo le indagini condotte dal Ros, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lanceri (nella foto mentre si avvicina all’auto del boss), hanno aiutato lo storico ex latitante di Cosa Nostra, ospitandolo in via continuativa e per numerosi giorni presso la propria abitazione a Campobello di Mazara, “ove quest’ultimo”, si legge nell’ordinanza “consumava abitualmente i pasti principali ed alla quale poteva accedere ed allontanandosi sottraendosi ai servizi di osservazione della polizia giudiziaria anche grazie alla vigilanza preventiva che costoro effettuavano sulla pubblica via per verificare l’eventuale presenza delle forze dell’ordine o di altre persone, fornendo prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali ed al mantenimento dello stato di latitanza”.
Di fatto Bonafede-Lancieri si sono autodenunciati una settimana dopo l’arresto dello storico latitante mafioso
La vicenda dei coniugi Bonafede-Lancieri è inizia il 23 gennaio 2023, cioè una settimana dopo l’arresto di Messina Denaro, quando la polizia giudiziaria ha perquisito la loro abitazione. Lo stesso giorno, entrambi, si erano presentati spontaneamente dagli inquirenti affermando di aver riconosciuto nelle immagini diffuse dai media in occasione dell’arresto del boss una persona conosciuta nell’estate del 2018 con il nome di “Francesco Salsi” che aveva iniziato a frequentare occasionalmente la loro abitazione.
Le dichiarazioni dei coniugi Bonafede-Lanceri, oltre a presentare incompatibilità, si legge ancora nell’ordinanza che oggi li ha portati in carcere: “venivano radicalmente smentite dall’acquisizione dei video registrati da una telecamera di sorveglianza istallata presso un esercizio commerciale sito nell’immediatezza della loro abitazione” che copriva il periodo dalle 20.51 del 7 gennaio alle 21.12 del 23 gennaio 2023, dunque anche i giorni che hanno preceduto la cattura.
Dalla visione dei filmati effettuata dalla polizia giudiziaria è emerso che Matteo Messina Denaro, scrive ancora il gip nell’ordinanza, “si era recato ogni giorno presso l’abitazione dei coniugi Bonafede-Lanceri in orari compatibili con la consumazione del pranzo e della cena e si era trattenuto per numerose ore”. L’autovettura in uso al latitante, una Giulietta Alfa Romeo, è stata infatti immortalata nei pressi dell’abitazione.