Stato maggiore leghista schierato al completo ieri mattina in conferenza stampa alla Camera sulla riforma del Mes (il cosiddetto fondo salva-Stati). Il segretario federale Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, i due capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari e i due presidenti di commissione Claudio Borghi e Alberto Bagnai hanno spiegato la “pericolosità” di un’eventuale modifica del Trattato che avrebbe ripercussioni serissime sulla vita degli italiani. “I risparmi dei lavoratori italiani sono a rischio per salvare le banche tedesche. Qui si rischia che i risparmi di un pensionato di Reggio Calabria servano a salvare la Deutsche Bank” avverte il leader della Lega. E lancia un affondo pesantissimo, parlando esplicitamente di “attentato alla sovranità nazionale”, chiamando in causa anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in qualità di garante della Costituzione.
“I traditori pagano”, tuona Salvini, con un chiaro il riferimento a quello che da mesi è il suo nemico pubblico numero uno, il premier Giuseppe Conte: “A giudizio nostro e dei documenti Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano. Ricordiamo tutti i ‘no’ della Lega e tutti i silenzi di Conte che adesso ci spieghiamo. Ho visto che il presidente Conte è sul pezzo, è in Ghana. Va bene, quando rientrerà torniamo in Parlamento e vediamo come si esprime”. Dura la replica in serata del premier, che riferirà lunedì in aula alla Camera: “Spazzerò via mezze ricostruzioni, menzogne, mistificazioni. Salvini vada in procura a fare l’esposto, e io querelerò per calunnia”.
Il capogruppo leghista a Montecitorio Molinari si spinge a chiederne le dimissioni: “Conte ha commesso un atto gravissimo. Deve venire in aula e dal nostro punto di vista deve rassegnare le dimissioni”. Salvini chiama poi in causa gli ex alleati pentastellati: “Bisogna sospendere ogni determinazione fino a quando il Parlamento non si sarà pronunciato. Noi non abbiamo cambiato idea, ma se i 5Stelle hanno cambiato idea vengano in Parlamento a dirlo”. E accenna ad iniziative giudiziarie: “I nostri avvocati stanno studiando l’ipotesi di un esposto ai danni del governo e di Conte. Chi è seduto a questo tavolo ha ampia documentazione messaggistica, messaggi con Tria e Conte, la nostra posizione è sempre stata ‘non firmiamo un cazzo’. Ci rassicuravano di non aver preso alcun impegno, se scoprissimo che un impegno lo hanno preso, allora la cosa cambia, io qualche messaggio lo posso pure girare…”; a conferma gli fa subito eco Borghi: “Sono andato a riprendere la simpatica locuzione del 12 giugno… ‘non firmiamo un cazzo’”.
A stretto giro arriva la risposta di Luigi Di Maio, che esprime la massima fiducia nell’operato del premier: “Non è il fatto che si modifichi il Mes il problema, ma il come. C’è massima fiducia in Conte e Gualtieri, ma è evidente che occorre migliorare il negoziato difendendo gli interessi dell’Italia. Resta solida nostra appartenenza ad euro ed Europa, la riforma del Mes si può migliorare, siamo qui per questo”. Si scaglia contro il leader del Carroccio il segretario dem Nicola Zingaretti: “La Lega vive alimentando paure. Quando era al Governo, Salvini ha condiviso e approvato la riforma del fondo salva stati. Ora, come al solito, diffondono teorie false per danneggiare l’Italia”.