Mes, ira Ue sulla ratifica: l’Italia torna sotto accusa

Fmi ed Eurogruppo incalzano la maggioranza sulla ratifica del Mes e a Giorgetti resta solo la carta del vittimismo.

Mes, ira Ue sulla ratifica: l’Italia torna sotto accusa

Sembrava finito nel dimenticatoio, ma ora – passate le elezioni europee – si torna a parlare di Mes. Un’altra grana per l’Italia che è già sulla graticola per la procedura d’infrazione Ue sul deficit e che apre un’altra complicata trattativa con Bruxelles per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che finisce sotto accusa alla riunione dell’Eurogruppo a Lussemburgo. Prima i toni sembrano controllati, con il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che si limita a comunicare che il “board ha preso nota delle difficoltà persistenti dell’Italia a ratificare” la riforma del Mes.

Poi però diventano più accesi, con il Fondo monetario internazionale che nella dichiarazione conclusiva sulla missione 2024 sui Paesi dell’Eurozona lancia un vero e proprio avvertimento, oltre che una chiara ammonizione nei confronti dell’Italia. “Un mercato dei capitali integrato – si legge nella dichiarazione conclusiva – trarrebbe vantaggio dal rafforzamento della capacità dell’Esma di coordinarsi tra le autorità nazionali e da una maggiore armonizzazione della supervisione”. Ma anche da iniziative “volte a rafforzare gli strumenti di gestione della crisi”. Motivo per cui secondo l’Fmi “si dovrebbe dare priorità alla ratifica del trattato Mes per rendere operativo il backstop per il Fondo di risoluzione unico”. Messaggio ribadito anche dalla direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva: “Quando hai un’assicurazione contro dei rischi e sei in tempi rischiosi, la usi. Il Mes è una buona assicurazione per l’Europa e in questo senso sarebbe saggio averlo disponibile se ci fosse un altro shock”.

Anche sul Mes l’Italia dimostra di essere isolata

Anche in Ue la posizione non cambia, con il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, che critica aspramente l’Italia: “Per poter discutere del futuro è vitale che si rispettino gli impegni reciproci. E sembra il punto critico sia in un Paese”. Ovvero l’Italia, che causa una “perdita collettiva”, perché se un Paese non lo vuole non può impedire ad altri di accedere, è il messaggio. Per colpa dell’Italia, invece, “tutti i Paesi vengono privati degli strumenti e delle reti di sicurezza aggiuntive fornite da quel trattato”. Giorgetti, invece, ha puntato sulla carta del vittimismo, lamentando il “trattamento assolutamente sbagliato” che sarebbe stato riservato all’Italia nelle trattative sul futuro dell’Ue, come quelle dei vertici europei, da cui sarebbe stata “estromessa”.

Un modo per ammettere l’irrilevanza del governo Meloni in Ue, ma che nella sua strategia dovrebbe giustificare la mancata ratifica del Mes. Parole pronunciate prima di ribadire che in Italia non ci sono le condizioni per ratificare la riforma. Aprendo, di nuovo, uno scontro con l’Ue che di certo non gioverà al governo Meloni, soprattutto quando chiederà maggior peso nelle prossime nomine europee.