Sono 63 gli indagati, tra cui i politici di Forza Italia Lara Comi, Pietro Tatarella e Fabio Altitonante, rinviati a giudizio dal gup di Milano, Natalia Imarisio, nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei poveri” (leggi l’articolo) su un giro di tangenti, appalti, nomine e finanziamenti illeciti con al centro Nino Caianiello, il presunto “ras” di Forza Italia a Varese ed ex coordinatore provinciale degli azzurri.
Il processo, con rito ordinario, si aprirà il prossimo 18 novembre davanti alla sesta sezione penale del Tribunale. Rimangono in udienza preliminare circa 27 gli altri indagati che hanno chiesto i riti alternativi, tra cui il patteggiamento, la sospensione della processo con la messa alla prova e il giudizio abbreviato. Tra coloro che puntano a patteggiare, oltre al deputato di Fi Diego Sozzani, accusato di corruzione, ci sono le 11 persone che si sono già viste respingere l’istanza in fase di indagini preliminari. Tra quest’ultime, c’è Caianiello che ha collaborato a lungo nell’inchiesta concordando con la Procura una condanna a 4 anni e 10 mesi.
Tra i rinviati a giudizio compaiono i nomi anche del patron della Tigros, Paolo Orrigoni, dell’imprenditore Daniele D’Alfonso, dell’ex dg di Afol metropolitana, Giuseppe Zingale, e del sindaco leghista di Gallarate, Andrea Cassani. Nei giorni scorsi era stata archiviata dal gip la posizione della Comi e dell’industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, in relazione al filone di indagine in cui era contestato un finanziamento illecito per 31mila euro (leggi l’articolo).
Le accuse per cui Lara Comi – imputata per corruzione, false fatture e truffa aggravata ai danni del bilancio dell’Ue – sono “insussistenti” e “dimostreremo la sua innocenza durante il dibattimento”, sottolinea in una nota l’avvocato dell’ex eurodeputata di Forza Italia, Gian Piero Biancolella. Per il difensore, “sussistono validissimi elementi in fatto e documentali che comprovano l’insussistenza delle accuse contestate alla dottoressa Comi, ma tali elementi devono poter essere presi in considerazione da un giudicante nel pieno possesso di dette funzioni che il giudice dell’udienza preliminare non può svolgere”.
“La difesa della dottoressa Comi e la stessa Lara Comi confidano – conclude l’avvocato Biancolella – che le profferte di innocenza sempre ribadite con forza ed a gran voce troveranno accoglimento nella sentenza che emetterà il tribunale di Milano così come è già stata riconosciuta infondata l’accusa originariamente mossa di aver percepito illeciti finanziamenti allorquando era candidata alle elezioni europee”.