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Meno welfare uguale più poveri, Berlino non imiti Roma

Meno welfare uguale più poveri, Berlino non imiti Roma

Meno welfare uguale più poveri, Berlino non imiti Roma

Forse per tentare di arginare l’ascesa dell’AfD, o più semplicemente perché l’epoca Merkel è davvero finita, tra le proposte con cui la Cdu di Friedrich Merz si è presentata alle elezioni in Germania del 23 febbraio scorso c’è anche la riforma – in senso restrittivo – del cosiddetto Bürgergeld, il reddito di cittadinanza tedesco. Al cancelliere in pectore l’attuale impostazione del sussidio, che dal 1° gennaio 2023, sotto il governo di Olaf Scholz, ha sostituito l’Hartz IV e per cui lo Stato spende circa 50 miliardi di euro l’anno proprio non va giù. Il programma elettorale dei cristiano democratici recita, senza mezzi termini, che il Bürgergeld “danneggia sia l’economia che la società” e “mette anche in pericolo la base della nostra prosperità”: “Chi lavora deve avere più di chi non lo fa”, un principio “spesso minato” dall’aiuto economico.

Da qui l’idea di una “nuova sicurezza di base”, finalizzata a “supportare meglio le persone che vogliono lavorare” e “sanzionare le cattive condotte”. Il reddito di cittadinanza tedesco, che è stato aumentato (da 502 a 563 euro) dal 1° gennaio 2024 e che in quasi il 50% dei casi va a cittadini stranieri, coinvolge 5,4 milioni di persone: 1,9 milioni di senza lavoro, 2,7 milioni di inoccupabili e 830mila working poor. Per i primi – il 35% della platea totale – l’accesso al sostegno è legato alla ricerca attiva di un impiego e alla partecipazione a corsi di formazione. Per il ministro del Lavoro uscente, Hubertus Heil (Spd), l’obiettivo del Bürgergeld è favorire la ricerca di un’occupazione stabile, evitando il passaggio da uno stato di precarietà all’altro. Vedremo come andrà a finire. Intanto però, per non commettere errori irreparabili, Merz può guardare quanto è avvenuto da noi.

Nel 2023 il governo FdI-Lega-FI ha cancellato il Reddito di cittadinanza per sostituirlo con due strumenti distinti: l’Assegno di inclusione, rivolto ai nuclei famigliari con minori, anziani e disabili e il Supporto formazione lavoro per i cosiddetti “occupabili”. Il tutto condito da un taglio di 2,3 miliardi al welfare. Dopo ciò, il numero dei poveri assoluti ha raggiunto il record storico: 5,7 milioni. Il perché è presto detto: dai dati recentemente diffusi dall’Inps è emerso come Adi e Sfl coprano solo il 60% della platea del RdC. Ancora: per l’Istat, nel 2024 il passaggio dal vecchio sussidio al nuovo ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie povere, con una perdita media di 2.600 euro l’anno. Circostanze che dovrebbero suggerire a Berlino di non imitare Roma.