Il governo cancella i diritti dei lavoratori. Ancora una volta. Il decreto beffa del primo maggio, quello che ha allargato le maglie dei contratti a termini nella giornata della festa dei lavoratori, viene interpretato in maniera ancora più restrittiva dal ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone. Vengono eliminate del tutto le causali per la stipula di un contratto a termine, anche quando sono previste dai contratti collettivi. La disciplina nazionale, che ha eliminato ogni limitazione all’applicazione dei contratti a termine eliminando le causali, prevale anche rispetto ai contratti collettivi di categoria. Le causali, quindi, devono sempre ritenersi superate in maniera implicita dalla nuova disciplina del governo Meloni.
Il ministero del Lavoro smantella il decreto Dignità. Addio alle causali, gli accordi collettivi non contano
La circolare n. 9/2023 del ministero del Lavoro arriva a cinque mesi di distanza dall’approvazione del decreto che il governo ha varato, simbolicamente e verrebbe da dire quasi ironicamente, in occasione della festa dei lavoratori. La circolare contiene le prime istruzioni sulla riforma dei contratti a termine in vigore da inizio maggio. Dal 5 di quel mese, in particolare, il contratto a termine si può stipulare senza una giustificazione in caso di durata fino a 12 mesi. Sopra i 12 mesi è invece necessaria la presenza di una causale, salvo eccezioni che potrebbero essere stabilite dalla contrattazione collettiva, con un massimo comunque non superiore ai 24 mesi.
Sopra i 24 mesi, infatti, i rapporti a termine tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore non possono proseguire. Anche in questo caso, comunque, salvo diversa predisposizione dei contratti collettivi. In linea di massima, dunque, in caso di superamento dei 24 mesi di contratti a termine si procede con la conversione in tempo indeterminato. Il ministero del Lavoro infligge però un altro colpo ai diritti dei lavoratori, stabilendo che le causali nei contratti a termine devono sparire in ogni caso. Anche quando sono previste dai contratti collettivi che rimandano al decreto Dignità.
Le assunzioni a termine potranno essere stipulate senza esplicitare le motivazioni
Le vecchie causali, spiega la circolare, devono ritenersi “implicitamente superate” dalla nuova disciplina. Quindi si può fare liberamente (senza vincoli, per dirla più semplicemente) ricorso ai contratti a termine fino al 30 aprile del 2024. Fino a prima dell’entrata in vigore del decreto, l’assunzione a termine poteva durare fino a 12 mesi senza causale in caso di prima assunzione, ma c’era sempre il vincolo per i rinnovi. Oggi i contratti a termine possono essere prorogati e rinnovati in libertà (senza causali) nei primi 12 mesi.
Dopo i 12 mesi si può rinnovare solo con il ricorso alla causale, con un massimo di quattro proroghe in 24 mesi. La circolare chiarisce anche i casi in cui è possibile utilizzare causali siglate tra lavoratore e datore di lavoro, entro il 30 aprile 2024, sottolineando che questo termine è riferito alla stipula e non alla durata del contratto, che può andare anche oltre questa data. Infine, il documento del ministero del Lavoro chiarisce che le assunzioni a termine in caso di sostituzione dei lavoratori assenti viene vietato per i lavoratori in sciopero, tranne se il datore precisa le ragioni “concrete ed effettive” della sostituzione.