Meloni tra propaganda e mezze verità: il 2025 è già un déjà vu del 2024

Meloni inaugura il 2025 con la prima intervista dell'anno. Ecco cosa non torna nel Fact Checking di Pagella Politica

Meloni tra propaganda e mezze verità: il 2025 è già un déjà vu del 2024

Giorgia Meloni inaugura il 2025 come aveva finito l’anno scorso. In mancanza di una conferenza stampa che accende nella presidente del Consiglio un’evidente ritrosia bisogna accontentarsi di un’intervista che ha il sapore di una fiaba, raccontata con la voce di chi vuole convincere più che spiegare. A Sette la Presidente del Consiglio ha dipinto un’Italia trionfante, un mosaico di successi che, alla prova dei fatti, si rivela una tela piena di crepe. Pagella Politica ha analizzato le sue affermazioni, scoprendo un esercizio di narrazione tanto raffinato quanto distante dalla realtà. Lo stile è quello di sempre: numeri scintillanti, qualche gioco di prestigio retorico e una dose generosa di omissioni. Ma le cifre, quelle vere, non mentono.

Lo spread: tra meriti presunti e realtà ignorate

«Lo spread è nettamente inferiore rispetto a quando ci siamo insediati», ha dichiarato Meloni, e in parte è vero: dal suo insediamento nell’ottobre 2022 è sceso da 233 a circa 117 punti base. Ma chi conosce i mercati sa che questo calo è dovuto non tanto ai successi del governo, quanto all’aumento dei rendimenti dei titoli tedeschi. Insomma, lo spread scende non perché l’Italia vola, ma perché altrove si arranca. È come vantarsi di essere il primo in una corsa dove gli altri inciampano.

Borsa italiana: il record che non esiste

Anche la Borsa italiana trova posto nella narrazione meloniana: «Ha toccato il record», afferma la Presidente del Consiglio. Un’affermazione che, se fosse vera, potrebbe davvero raccontare un’economia in ripresa. Peccato che l’indice Ftse Mib, pur avvicinandosi ai 35.000 punti, resti lontano dai 50.000 raggiunti nei primi anni Duemila. Parlare di record è dunque una forzatura che confida nella memoria corta di chi ascolta.

Pnrr: cifre gonfiate come bolle di sapone

Tra le affermazioni più sorprendenti spicca quella sui fondi del Pnrr: «Abbiamo speso 54 miliardi». Un numero imponente, che però si sgonfia subito davanti ai dati ufficiali. Alla fine del 2024, infatti, risultano spesi solo 27 miliardi, meno della metà di quanto dichiarato. Anche includendo gli impegni di spesa, non si superano i 40 miliardi. Qui, più che un’inesattezza, si intravede una strategia: quella di amplificare i risultati per coprire le inefficienze. Ma le bolle di sapone, per quanto brillanti, alla fine scoppiano.

Il Superbonus: il colpevole perfetto

Meloni ha riservato parole dure per il Superbonus, definendolo un buco nero nei conti pubblici: «È costato 140 miliardi». Una cifra ben superiore alla realtà. Le stime ufficiali parlano di 100 miliardi, o al massimo 120 includendo altre agevolazioni. Gonfiare i costi di una misura tanto discussa è funzionale a giustificarne lo smantellamento, ma è un gioco pericoloso che rischia di alimentare ulteriore sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Il prezzo del gas e il merito attribuito

«Il prezzo del gas è sceso da 180 a 35 euro al megawattora grazie al governo», ha dichiarato la Presidente, trasformando un evento globale in un presunto merito nazionale. La realtà, però, è che la riduzione dei prezzi è il risultato di dinamiche di mercato, del clima mite e della riduzione della domanda. Prendersi il merito di un fenomeno indipendente dalle proprie azioni è un esercizio di fantasia più che di politica.

Una narrazione costruita per dividere

Questi esempi non sono semplici errori. Sono parte di una narrazione più ampia, costruita per confondere e dividere. Meloni si presenta come la leader che “dice la verità”, ma lo fa piegando i numeri e le circostanze a suo vantaggio. Il risultato è un racconto in cui i successi si moltiplicano e le responsabilità si dissolvono, lasciando agli altri l’onere di ricostruire i fatti.

In politica, la narrazione è potente ma deve avere fondamenta solide altrimenti diventa un castello di carte che crolla al primo soffio di verità. L’intervista di Giorgia Meloni è l’ennesima dimostrazione di come le mezze verità possano creare un’illusione momentanea, ma anche di come la realtà finisca sempre per presentare il conto. E quel conto, prima o poi, lo paghiamo tutti.