Meloni torna all’attacco dei giudici, si allarga lo scontro con le toghe

Meloni torna all’attacco dei giudici, si allarga lo scontro con le toghe

Meloni torna all’attacco dei giudici, si allarga lo scontro con le toghe

Uno scontro senza precedenti, secondo molti. E che, quasi, fanno rimpiangere i tempi andati di Silvio Berlusconi. Al di là di come la si veda, c’è un fatto certo: non accenna a placarsi il durissimo scontro aperto dal governo nei confronti della magistratura. L’ultimo affondo è arrivato con la Lega che ha presentato un emendamento al disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere che prevede “che le norme italiane prevalgono rispetto a quelle europee”.

A comunicarlo è stato ieri il capogruppo della Lega in Commissione Affari costituzionali Igor Iezzi. Il parlamentare della Lega conviene sul fatto che l’emendamento è estraneo ai contenuti del ddl: “è difficile trovare un ddl che faccia da ‘treno’ adatto a cui agganciare questa proposta. Tuttavia – osserva – il ddl è di riforma costituzionale e si adatta per porre il tema”. Come a dire: anche se poco o nulla c’entra con tutta la questione della separazione delle carriere, noi poniamo un altro tema. Altra benzina sul fuoco.

Il quadro

Ma come mai la Lega ha pensato di presentare un emendamento che va in questo senso? Lo scontro nasce dalla vicenda del centro di Gjader, inaugurato la scorsa settimana con l’arrivo di 12 migranti bengalesi ed egiziani, subito riportati in Italia dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, che non ha convalidato il loro trattenimento. Sul punto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia torna a ripetere che “questo tentativo di continuare ad alzare i toni contro la magistratura non giova al Paese”. “Non si può far passare l’idea che i tribunali devono decidere solo cose gradite al governo – chiosa Santalucia – I magistrati non devono prendere ordini dal governo”. Dal canto suo, il ministro Carlo Nordio non arretra di un passo e, rispondendo durante il question time alla Camera, ribadisce che “il concetto di sicurezza di un paese può essere una scelta esclusivamente politica”.

Insomma, una vicenda tutt’altro che rosea e destinata a risolversi in tempi brevi. Perché allo scontro tra politica e magistratura, si aggiunge anche quella con i giudici europei, come emerge anche dalla lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni dall’Associazione dei giudici europei (Eaj) per chiedere un passo indietro proprio sulla separazione delle carriere: “Come reazione all’esperienza del regime fascista – scrivono i vertici dell’Eaj – i redattori della Costituzione italiana del 1946 hanno inteso calibrare l’equilibrio tra i vari poteri dello Stato: questo equilibrio e la necessaria indipendenza della magistratura sarebbero compromessi e messi a repentaglio se la riforma proposta venisse adottata”.

L’attacco

Insomma, tutto lascia pensare, che nelle prossime settimane con il Parlamento al lavoro sulle norme della discordia, le acque tra esecutivo e toghe rimarranno molto agitate. E non a caso ieri in serata è arrivata una nuova prova di forza della premier contro le toghe. “Non parlerei di complotto” dei giudici, ha detto rispondendo a un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo.

“Non credo che ci sia un disegno di sovvertire la volontà popolare ma un sostanziale menefreghismo rispetto alla volontà popolare: se vota ‘bene’ la democrazia è una risorsa ma se vota ‘male’ andranno corrette le decisioni del popolo”. Insomma, una posizione netta quella della presidente del Consiglio che ricorda quanto affermava Silvio Berlusconi. Ci attendono, forse, nuovi anni di scontro serrato con i giudici. Al Quirinale l’allarme è già suonato.