È alta la confusione sotto il cielo di maggioranza e governo. Stando ai numerosi sondaggi, il salario minimo fa breccia anche tra gli elettori che votano a destra. La premier Giorgia Meloni è ben consapevole che non può lasciare alle opposizioni la battaglia contro il lavoro povero. Per questo fa finta di aprire al confronto, vuole evitare la bocciatura – e dunque il voto – dell’emendamento soppressivo della proposta delle opposizioni sul salario minimo e rinviare il dossier a settembre.
Il testo della pdl M5S-Pd sul Salario minimo approda in aula alla Camera domani. La maggioranza punta alla sospensiva
Che è quanto è successo ieri in commissione Lavoro della Camera: la proposta di legge delle opposizioni andrà direttamente all’esame dell’Aula di Montecitorio domani. Il presidente Walter Rizzetto (FdI) ha proposto di non votare gli emendamenti presentati, e dunque anche la proposta interamente soppressiva del centrodestra. E con tutta probabilità in aula la maggioranza chiederà la sospensiva. Meloni deve fronteggiare tanto i suoi alleati, che vedono come fumo negli occhi il salario minimo, a partire da Forza Italia, quanto le opposizioni contrarie a uno slittamento (fatta eccezione per Carlo Calenda che spera a breve in un incontro col governo e in un compromesso).
L’ambiguità delle aperture della premier stanno nelle sue parole. “Il Salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi”, dichiara di buon mattino, aggiungendo subito dopo di essere disponibile “ad aprire ad un confronto con l’opposizione”. A replicare è il leader del M5S, Giuseppe Conte. “Il salario minimo legale non è uno slogan, gli slogan sono altri presidente Meloni, glieli mostro”, dichiara l’ex premier.
“Il blocco navale è uno slogan, da quando siete a Chigi, 9 mesi di governo, gli sbarchi sono più che raddoppiati. ‘Mille euro con un click’, ecco questo è uno slogan, mentre adesso che cosa offrite? 380 euro da distribuire una volta soltanto e solo a famiglie con tre componenti con tantissimi paletti”. E poi ci sono le promesse mancate sulle accise e i ritardi sul Pnrr.
Tajani propone di adeguare i contratti a quelli collettivi nazionali più applicati. Ma così si legalizzano cifre sotto i 9 euro l’ora
“‘Siamo pronti’, questo è lo slogan degli slogan. In realtà avete preso in giro gli elettori, siete impreparati su tutto. Il salario minimo non è uno slogan, è una misura necessaria, a quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori che si spaccano la schiena, dalla mattina alla sera, e portano a casa 3-4 euro lordi l’ora”. Poi c’è anche Forza Italia, il cui leader Antonio Tajani (nella foto) ha definito il salario minimo roba da Unione sovietica, che spiazza i suoi alleati e presenta in autonomia una proposta per alzare –a suo dire – i salari bassi, alternativa a quella delle opposizioni.
La pdl viene illustrata in conferenza stampa dallo stesso ministro degli Esteri e prevede due punti principali: l’applicazione alle attività lavorative non coperte da un contratto collettivo nazionale il salario previsto dal contratto collettivo nazionale leader per il settore di riferimento, oppure dove non vi sia uno specifico settore di riferimento, di applicare il salario equivalente alla media dei principali contratti collettivi nazionali applicati in settori lavorativi affini; dove i contratti esistono, ma prevedono importi più bassi di quelli previsti dal contratto leader del settore di riferimento, i salari dei lavoratori debbano essere equiparati a questi ultimi.
Peccato che Il ministro degli Esteri ignori che la contrattazione collettiva nazionale non basti più a garantire buste paga dignitose. Lo ha già spiegato l’Istat: con la soglia a 9 euro, infatti, ci sarebbero 3,6 milioni di retribuzioni più alte di 804 euro l’anno. Con un monte salari più ricco per 2,8 miliardi di euro. I contratti a bassa retribuzione non riguardano solamente i contratti pirata. Ci son diversi casi di lavoratori coperti da contrattazione collettiva che comunque non raggiungono la soglia dei 9 euro fissata dalla proposta di legge delle opposizioni.
Per esempio parliamo dei 443mila lavoratori del manifatturiero, così come i 218mila del settore delle costruzioni. E parliamo spesso di contratti principali. Per esempio prendiamo il caso della vigilanza privata: Cgil, Cisl e Uil hanno da poco siglato il rinnovo e per i vigilanti non armati si prevede una retribuzione di circa 6 euro l’ora.
La proposta delle opposizioni aggancia il salario minimo ai contratti collettivi nazionali più rappresentativi ma prevede una soglia minima di garanzia – appunto i 9 euro l’ora – sotto la quale non si possa andare. Nel frattempo il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, rilancia un tweet dell’Eurostat sul salario minimo nell’Unione europea. “Al 1° luglio 2023, 22 dei 27 Stati membri dell’Ue avevano un salario minimo nazionale. Salario minimo nazionale più alto in Lussemburgo (2.508 euro al mese), più basso in Bulgaria (399 euro al mese)”, si legge nel tweet. Più chiaro di così.