Che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni abbia deciso di volare negli Stati Uniti perché ritiene Trump più risolutivo di Biden nella liberazione della giornalista Cecilia Sala è una legittima e personale scelta politica. Presto sapremo se è stata un’intuizione efficace e indovinata.
Che la capa del governo sia atterrata a Palm Beach e si sia intrattenuta con il presidente eletto degli Usa sorbendosi uno strampalato documentario complottista sui presunti brogli elettorali alle presidenziali americane del 2020 (ricusati perfino da giudici nominati da Trump) a margine della cena dice molto dell’acquiescenza di Meloni, novella sovranista per conto terzi.
Che Giorgia Meloni abbia approfittato della convivialità oltreoceano per accelerare – stando ad alcuni articoli di stampa – un accordo da un miliardo e mezzo di euro con SpaceX per promuoverlo a partner di Stato invece sarebbe indubbiamente preoccupante. Non solo perché sarebbe l’ennesima volta in cui la sovranista per conto terzi cede un cosiddetto “asset strategico” a un’azienda straniera, con buona pace delle sue promesse e della sua stessa impostazione politica. Affidare i dati crittografati della sicurezza nazionale a uno svalvolato (seppur geniale) utilizzatore di ketamina sarebbe a dir poco pericoloso.
È evidente che Meloni stia facendo il possibile per risultare simpatica alla truppa trumpiana ma regalare la sicurezza nazionale a Musk ha i contorni della distopia. Meloni faccia tutto il possibile per portare Cecilia Sala a casa senza confondere il piano diplomatico con la convenienza politica. E si ricordi un particolare non insignificante: non esiste silenzio stampa del governo con il Parlamento. Non siamo l’Iran.