Giorgia Meloni schiaffeggia la Lega e lo fa non una ma due volte. La prima volta stronca il sogno del leader leghista, nonché suo vicepremier e ministro, Matteo Salvini di ritornare al Viminale. La seconda volta archivia definitivamente il sogno leghista (vedi il caso del Veneto) del terzo mandato per i governatori.
“Salvini sarebbe un ottimo ministro dell’Interno. Ha ragione a dire che in assenza di un provvedimento giudiziario a suo carico avrebbe chiesto e ottenuto il ministero dell’Interno. D’altra parte anche Matteo Piantedosi è un ottimo ministro dell’Interno. Allo stato attuale non credo che Salvini al Viminale sia nell’ordine delle cose”, puntualizza la premier nella conferenza stampa organizzata dall’Ordine dei giornalisti e dalla Stampa parlamentare. Non sono tendenzialmente favorevole alla parola rimpasto”, aggiunge.
Dal no a Salvini al Viminale al no al terzo mandato per Zaia
Pesante anche la seconda sberla. “Nel Consiglio dei ministri di oggi (ieri, ndr) noi impugniamo la legge regionale della Campania” che autorizzerebbe il terzo mandato del governatore, annuncia Meloni.
“Partendo dal caso della Campania – spiega – c’è intanto un tema di metodo: gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione e approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione sia di competenza dello Stato nazionale o sia nella facoltà delle Regioni di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia è di competenza dello Stato. Ed è la ragione per cui nel Consiglio dei ministri impugniamo la legge regionale della Campania”.
E il Consiglio dei ministri, in serata, ha deliberato l’impugnazione della legge regionale della Campania sul terzo mandato. Non senza un acceso confronto.
Lo strappo della Lega in Consiglio dei ministri sul terzo mandato
Fonti della Lega in una nota fanno riferimento alla differenza di opinioni su questo tema tra le forze della maggioranza. E al fatto che il ministro leghista Roberto Calderoli abbia rimesso al Cdm la decisione sulla legge della regione Campania.
Uno stop quello deciso da Meloni alle ambizioni dell’attuale governatore leghista del Veneto Luca Zaia che era pronto a correre per l’ennesima volta. L’attuale normativa nazionale prevede un limite di due mandati per i presidenti di regione, ed è su tale base che il governo impugnerà l’atto della Regione Campania.
Il consiglio regionale campano ha interpretato tale limite come valido dal momento in cui viene recepito da una legge regionale; il che consentirebbe un terzo mandato a Vincenzo De Luca. Una interpretazione che il governo intende, appunto, impugnare, sollevando un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale.
Il Pd attende il pronunciamento della Consulta; uno stop da parte di quest’ultima alla legge campana risolverebbe ad Elly Schlein la grana di De Luca. La Lega tuttavia non ci sta, come ha ribadito il vicepresidente del Senato Gianmarco Centinaio qualche giorno fa.
”C’è un’ambizione politica, è evidente, diversi colleghi di FdI l’hanno detto chiaramente. Nel momento in cui si toglie a Zaia la possibilità di ricandidarsi, c’è l’ambizione a candidare uno di loro”. Centinaio non sbaglia. “Io penso che FdI debba essere tenuto in considerazione”, dice Meloni sulla scelta del candidato del centrodestra in Veneto.
Ma attenzione, Zaia non ha escluso, in una intervista al Corriere della Sera, l’ipotesi di una corsa in solitaria della Lega. Come conferma all’Ansa la senatrice leghista Erika Stefani: “In Veneto la Lega – dice – non si conta ma si pesa. Noi abbiamo dimostrato di saper governare con un amministratore difficilmente sostituibile che ha raggiunto ottimi risultati che rappresentano un buon credito e, in linea con quanto espresso dal segretario della Lega veneta, Alberto Stefani, per me questo vale a costo di andare avanti da soli”.