Baci, abbracci e… pugnalate. Ma dopo il voto sarà resa dei conti. Giorgia e Matteo insieme a due giorni dal voto. Il selfie della pace però è solo per interesse elettorale

Baci, abbracci e... pugnalate. Ma dopo il voto sarà resa dei conti tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e quello di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

Baci, abbracci e… pugnalate. Ma dopo il voto sarà resa dei conti. Giorgia e Matteo insieme a due giorni dal voto. Il selfie della pace però è solo per interesse elettorale

Sia il centrodestra che il centrosinistra per la chiusura delle rispettive campagne elettorali a Roma scelgono le periferie: il dem Gualtieri opta per una manifestazione in piazza a San Basilio, quartiere simbolo dei problemi delle borgate romane e della loro voglia di riscatto, mentre nessun comizio finale per il “tribuno del popolo” Enrico Michetti, ma solo una conferenza stampa ieri in mattinata con i tre big della coalizione che lo sostiene, nel quartiere Spinaceto, a sud della Capitale.

Nelle zone più popolari e popolose si sa che il voto può diventare decisivo: è qui che bisogna convincere l’elettorato ma, nel caso di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani occorre soprattutto convincere gli elettori del centrodestra che la coalizione è “forte e unita”, anche se nella realtà il clima non è certo idilliaco. E quale migliore occasione per ostentare a favore di telecamere un “caloroso” abbraccio tra il leader della Lega e quella di FdI dopo il mancato incontro tra i due il giorno precedente a Milano quando, a causa del ritardo del volo di Giorgia, Matteo irritatissimo aveva lasciato la sala dell’hotel prima dell’arrivo dell’alleata all’evento in sostegno del candidato sindaco Luca Bernardo: nel suo destino evidentemente non era contemplata la foto ricordo con tutti i leader della coalizione visto che già il 16 luglio scorso non fu possibile immortalarli sul palco nella conferenza stampa di presentazione poiché la Meloni disertò l’incontro (leggi l’articolo) in rotta con gli alleati per la mancata riconferma nel Cda Rai del suo consigliere uscente Giampaolo Rossi (l’unico in quota opposizione, peraltro) sostituito da Simona Agnes sulla quale in Parlamento confluirono i voti leghisti e azzurri.

Episodio clou dopo mesi di tensioni, tra l’affaire Copasir – con la Lega che non voleva saperne di mollare la poltrona che per legge spettava a FdI e il nervosismo crescente di Salvini che, con il partito della Meloni che ormai ha superato il Carroccio nei sondaggi, vede la leadership della coalizione sempre più a rischio.

BACI E ABBRACCI DI FACCIATA. Insomma, i grandi sorrisi, i selfie e l’abbraccio fra i due leader sovranisti postato sui social dal Capitano (ma non da Giorgia…) con tanto di slogan ‘Vinciamo e cambiamo l’Italia! e bandierina tricolore, prova a sancire la pace a poche ore dalle elezioni nelle grandi città ma soprattutto, come del resto ha ben sottolineato Salvini (“C’è affetto politico, siamo destinati a governare assieme”), è una sorta di matrimonio di interesse, che anche la leader dell’opposizione, conscia che da sola – seppur col suo sostanzioso 20% e oltre accreditato nei sondaggi – non può andare da nessuna parte.

“Stamattina (ieri mattina, ndr) non potevo arrivare in ritardo, perché non avevo un aereo da prendere. Sono contenta di aver incontrato Matteo. Noi non stiamo insieme per interesse, non come la sinistra, che occupa le poltrone solo per evitare che il centrodestra vada al governo”, ha detto la Meloni cercando di stemperare gli animi (leggi l’articolo).

E ancora: “La presenza dei leader oggi (ieri, ndr) racconta che noi crediamo nella sfida per Roma”, dice in netta contraddizione con le affermazioni espresse qualche giorno fa dal numero due di Via Bellerio Giorgetti decisamente a favore del candidato avversario Calenda (“Mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”) e scettiche nei confronti di Michetti che il ministro pronostica perdente in un eventuale ballottaggio con Gualtieri. Tutto bene quel che finisce bene? Vedremo se il clima di apparente distensione sopravviverà all’esito del voto.