È rimasta in silenzio per giorni, poi ha deciso di parlare. Inopinatamente. È la premier Giorgia Meloni che, reduce dalle non certo esaltanti performance in terra belga, nella tarda notte di giovedì ha voluto dire la sua sull’inchiesta bis di Fanpage “Gioventù meloniana”.
E, approfittando dei microfoni di tutta la stampa italiana, la premier ha sì biasimato l’antisemitismo (ma non il fascismo, parola che proprio non riesce a pronunciare) serpeggiante nell’organizzazione giovanile del suo partito Gioventù Nazionale – “Penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa, perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d’Italia, sono incompatibili con la destra italiana e sono incompatibili con la linea politica che noi abbiamo chiaramente definito in questi anni” –, cioè il minimo sindacale, ma poi non ha esitato ad attaccare l’inchiesta di Fanpage e la sua autrice “rea” di aver fatto solo il suo lavoro.
Il tutto condito con la solita dose di vittimismo, sfoderato ogni volta che le cose non le vanno particolarmente bene (assai spesso ultimamente). “Prendo atto che” infiltrarsi nei partiti politici e filmare “è una nuova frontiera dello scontro politico. Qualcuno si è chiesto perché non è mai successo in 75 anni di storia repubblicana? Perché non è mai successo con nessun altro? Perché Fanpage l’ha fatto solo con Fratelli d’Italia?”, ha tuonato.
E ancora: “È consentito? Lo chiedo a lei – ha aggiunto rivolta a una cronista -, lo chiedo ai partiti politici e lo chiedo al Presidente della Repubblica: è consentito da oggi? In altri tempi questi sono i metodi che usavano i regimi infiltrarsi nei partiti politici”.
Non paga e fedele alla regola del non rispondere mai sul merito delle questioni, ma rimandare la palla nell’altro campo, ha aggiunto: “Se infiltrasse l’organizzazione giovanile di un partito politico che dice che è possibile occupare abusivamente le case – e io non ho mai istigato a violare la legge – quelli che candidano persone indagate per far parte della banda del martello, nel movimento giovanile potrebbe trovare qualcuno che dice cose sbagliate”.
Una non difesa e una non risposta sul merito dell’inchiesta
Argomentazioni che però non reggono. Il primo a picconarle ieri mattina, è stato il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, che su X ha scritto: “Chiedere di tappare la bocca a un giornale dall’alto della presidenza del Consiglio è ‘metodo da regime’, non fare un’inchiesta sotto copertura. Non avrei mai pensato di scrivere una simile banalità, prima delle parole di Giorgia #Meloni di ieri sera”.
“L’inchiesta di #Fanpage su Gioventù Nazionale ha scoperchiato definitivamente il problema neofascismo dentro Fratelli d’Italia”, aveva invece postato il giorno precedente, “ora la premier non può limitarsi a fare spallucce, ma deve fare pulizia una volta per tutte”.
Meloni azzannata da tutte le opposizioni
Ma le reazioni più forti sono arrivate – come era ovvio – dalla politica: “È legittimo che una testata giornalistica si infiltri in un partito? Sì, Presidente Meloni: vada alla sostanza dell’inchiesta di Fanpage. Quando prende provvedimenti? Quando solidarizza con la segretaria del Pd insultata e minacciata dai giovani di Fdi?”, ha scritto su X l’europarlamentare Pd, Sandro Ruotolo.
“Quindi alla fine il problema è l’inchiesta di Fanpage? Il problema, anche questa volta, è la stampa che fa il suo lavoro? Dalla presidente del Consiglio auspicavamo ben altre parole sulla (peggio) Gioventù Nazionale, che inneggia al nazifascismo, che gronda antisemitismo e razzismo e omofobia, che si augura che la segretaria del Pd Elly Schlein venga ‘impalata’. Dalla premier di un Paese democratico che ha giurato sulla Costituzione ci si aspetterebbe che pronunciasse una sola parola: antifascismo. Evidentemente per lei la più difficile da indicare come stella polare della democrazia”, ha fatto eco la Pd Camilla Laureti.
Durissima anche la senatrice Alessandra Maiorino (M5S): “È molto grave quello che la presidente Meloni ha detto a proposito dell’inchiesta di Fanpage. Metodo da regime è quello di chi vuole zittire o impedire le libere inchieste giornalistiche, non il lavoro di cronisti che svolgono con coraggio il compito che la democrazia assegna loro: fare le pulci al potere e svelarne i comportamenti scorretti. Piuttosto”, continua la vice presidente del gruppo M5S a Palazzo Madama, “siamo di fronte al solito ‘metodo Meloni’: capovolgere le responsabilità, dare un buffetto agli aggressori o agli estremisti razzisti e antisemiti, riservare il pugno di ferro alle vittime o ai giornalisti d’inchiesta. Forse a Meloni non è chiaro che chi, come dice lei, si è infiltrato nelle riunioni di Gioventù Nazionale non lo ha fatto per carpire strategie politiche, mosse elettorali o scelte organizzative, ma per denunciare condotte incostituzionali e contrarissime ai più basilari principi della democrazia. Non si tratta di scontro politico ma di difesa dei valori della nostra Costituzione e della buona salute della nostra comunità. Meloni è il capo del governo e Gioventù Nazionale è una organizzazione che fa parte del primo partito italiano, il suo, una volta per tutte prenda atto degli oneri che questo comporta”.
“Do un consiglio non richiesto alla premier Meloni: non coinvolga il presidente Mattarella. Gioventù nazionale va sciolta perché è una organizzazione intrisa di antisemitismo e fascismo”, ha aggiunto l’Avs Angelo Bonelli.
E un richiamo a Meloni a dirsi “antifascisti” è arrivato anche dal presidente della Comunità ebraica romana (che con FdI ha rapporti piuttosto stretti), Victor Fadlun, che in una intervista a Repubblica ha chiesto provvedimenti “tempestivi ed esemplari” nei confronti dei militanti della Gioventù nazionale.
Silenti gli “alleati” Lega e Forza Italia. Parlano solo i peones
Gli unici a sposare la posizione della leader, i peones di FdI, come Carolina Varchi segretaria di presidenza alla Camera: “Fermo restando la mia e la nostra totale solidarietà alla senatrice Ester Mieli, ritengo che si possono considerare degli episodi isolati e nel nostro partito chi sbaglia paga. Trovo però assolutamente fuori dall’ordinarietà questo modo di fare giornalismo infiltrandosi addirittura in movimenti giovanili, che poi, con questi servizi taglia e cuci, vengono criminalizzati. Quindi, questo aspetto, non accetto né lezioni né autorizzazioni a fare politica da Fanpage o da Roberto Saviano”.
Lega e Forza Italia non pervenuti… Così come chiusa in un silenzio imbarazzato (e imbarazzante) è la senatrice di Fratelli d’Italia, Ester Mieli, uno dei bersagli dei giovani di FdI, come svelato da Fanpage.
Gioventù Nazionale torna in piazza
Per niente zitti e per niente imbarazzati sono stati invece proprio i militanti di Gioventù Nazionale, tornati in piazza ieri in centro a Milano per manifestare contro Ilaria Salis. Hanno esposto lo striscione “La casa a chi ha bisogno, Salis paga!”, spiegando in un comunicato che il loro era “un presidio a tutela della legalità”. E magari pure un modo per parlare d’altro.