Meloni ringrazia Brunetta, il Cnel boicotta il salario minimo

Il Cnel presieduto da Renato Brunetta fa contenta Giorgia Meloni, fornendole l'alibi per boicottare il salario minimo.

Meloni ringrazia Brunetta, il Cnel boicotta il salario minimo

La bocciatura del salario minimo da parte del Cnel era attesa. E alla fine è arrivata, anche se per il momento la commissione dell’Informazione ha presentato solo un’analisi e non le proposte, che arriveranno il 12 ottobre. A votare contro è stata solo la Cgil, con l’astensione dell’Uil. 

Il Cnel, presieduto da Renato Brunetta, ha fatto quindi il suo dovere, nelle intenzioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che aveva scaricato all’ente il compito di affossare il salario minimo al posto suo. Sostanzialmente il Cnel ha avuto il compito di fornire a Meloni una giustificazione da fornire all’Ue per evitare di applicare la direttiva sul salario minimo. E lo ha portato a termine.

Il Cnel affossa il salario minimo: le motivazioni

L’analisi del Cnel sottolinea innanzitutto che il problema non riguarda tanto il salario minimo, ma è legato soprattutto alla povertà lavorativa e ai tempi di lavoro, oltre che alla composizione familiare e all’azione ridistributiva dello Stato. La commissione segnala, però, anche le problematiche legate ai ritardi nel rinnovo dei contratti e alla presenza di contratti pirata. 

La giustificazione principale il Cnel la fornisce citando i dati della copertura della contrattazione collettiva, ritenuta vicina al 100% e di certo superiore all’80% chiesto dall’Ue con la direttiva sul salario minimo. Secondo il Cnel i contratti vengono applicati al 95% dei lavoratori dipendenti italiani, ovvero oltre 13,8 milioni di persone. Il 4%, poi, fa parte del lavoro pubblico senza una specifica sul Cccnl e resterebbe, quindi, solamente l’1% del privato per cui non si conosce il contratto, al di là dei settori di agricoltura e lavoro domestico. 

Inoltre, sottolinea il Cnel, se si fa il confronto tra tariffe contrattuali e tariffe legali, secondo quanto prevede la direttiva Ue vorrebbe dire parlare di una cifra che è il 50% del salario medio e il 60% del salario mediano. L’Istat stima il primo a 7,10 euro e il secondo a 6,85 euro. Quindi, spiegano i rappresentanti dell’organo presieduto da Brunetta, il sistema della contrattazione collettiva “supera più o meno ampiamente dette soglie retributive orarie”.

Sembra inoltre saltare una delle ipotesi avanzate nelle scorse settimane, ovvero quella di una sperimentazione settoriale, per quelle categorie in cui le criticità sono maggiori, come per il turismo, la logistica e tanti altri.