La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prova a mostrare i muscoli in vista della trattativa sulla riforma del Patto di stabilità europeo. Intervenendo in replica al Senato, dopo le sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue, Meloni non esclude la possibilità di porre il veto.
“Io non escludo nessuna delle scelte”, dice in riferimento all’ipotesi di porre il veto alla riforma. “Credo si debba fare una valutazione su ciò che è meglio per l’Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io farò tutto quello che posso”, afferma la presidente del Consiglio.
Meloni pronta alla linea dura sul Patto di stabilità
Sul Patto, secondo la presidente del Consiglio, “vediamo qualche spiraglio” in quella che è una “trattativa complessa: le posizioni di partenza sono distanti e penso che la posizione italiana si debba decidere alla fine”. A suo giudizio, comunque, la posizione più distante da quella italiana è quella tedesca e “non dell’Ungheria”.
L’attacco sul Mes
Durante la replica al Senato, Meloni non risparmia contrattacchi alle opposizioni, come al governo Conte che “alla chetichella ha dato l’assenso al Mes”. In Aula la presidente del Consiglio ha mostrato il fax inviato all’allora rappresentante Massari in Ue da Luigi Di Maio, con cui si autorizzava a siglare il Mes: è successo, sottolinea Meloni, “il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti. Capisco la vostra difficoltà e il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce. Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo”.
Meloni assicura: nessun attacco a Draghi
Meloni torna anche su quanto affermato ieri su Mario Draghi: “Quello che dicevo ieri sulla foto è lungi da essere un attacco a Mario Draghi, tutti sanno quel che penso della fermezza di Draghi sull’Ucraina, di quella maggioranza che tutti ricordano”.
La presidente del Consiglio aggiunge: “Quello che cercavo di spiegare è che, proprio perché ho rispetto di quella fermezza, non si risolve il suo lavoro fatto nella foto sul treno con Francia e Germania. Dal mio punto di vista c’è stata un’Italia che in passato ha ritenuto solo di aspettare cosa facevano Francia e Germania aspettando di accodarsi in una foto”.