Giorgia Meloni in Europa avrebbe potuto votare sì, no o astenersi. Ettore Licheri, senatore del M5S, con la decisione che ha preso, a suo giudizio, ha condannato l’Italia all’isolamento e all’ininfluenza?
“Mi creda, anche il più pessimista degli analisti non sarebbe riuscito a prevedere un esito per l’Italia così disastroso del “building Europe”. E aggiungo anche che, stando così le cose, non è azzardato riflettere se non sia il caso che tutte le forze politiche italiane, di destra e di sinistra, attivino i loro contatti internazionali per provare a sollevare il nostro Paese da questa condizione di isolamento in cui siamo caduti. Le responsabilità politiche le vedremo dopo, ma la Meloni si è autoesclusa da tutti i tavoli europei, è l’unica leader europea a non aver votato a favore di nessuna delle tre nomine, ciò significa che è stata estromessa da tutte e tre le catene decisionali. Vedere una presidente del Consiglio italiana così emarginata credo che non faccia piacere a nessuno”.
Meloni in cambio di una delega di peso potrebbe secondo lei alla fine in Plenaria dire sì a Ursula von der Leyen?
“Il fatto grave è che, come per la modifica del Patto di stabilità, altri hanno scelto e la Meloni ha dovuto prenderne atto. Adesso non le resta che una sola via: votare la von der Leyen, appoggiare il patto con i socialisti in cambio di uno ‘strapuntino’. Ma quale che sia il Commissario che ci spetterà, allo stato tutto ciò non ha più importanza. Resta il vulnus di una futura agenda politica europea che è stata scritta da altri e a cui l’Italia non ha nemmeno partecipato”.
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron stanno tentando di allargare la maggioranza ai Verdi. Se l’operazione riuscisse, dopo essere rimasta isolata in Consiglio Ue, Meloni sarebbe confinata nell’irrilevanza anche a Strasburgo.
“L’irrilevanza in politica non accade per colpa di altri, è sempre il frutto dei tuoi errori. Ovviamente, ogni riferimento a Matteo Renzi è del tutto casuale. Intendo dire che Meloni paga oggi il prezzo delle piroette e della sua ambiguità. Provi a passare in rassegna questi diciotto mesi di governo: una volta ha portato in processione la von der Leyen in Italia manco fosse la Madonna, una volta ha sposato il pensiero di Orban in Ungheria, una volta ha sostenuto le idee del partito fascista di Vox in Spagna. È chiaro che, così facendo, le cancellerie finiscono per considerarti politicamente inaffidabile”.
Il difetto di Meloni è quello di comportarsi da leader della destra italiana ed europea piuttosto che esercitare il ruolo di capo del governo italiano?
“Ciò che sta emergendo in queste ore è che non esiste una sola destra europea, ma una multiformità di soggetti nazionalisti sprovvisti di sincronia politica. Le destre in Europa si stanno mostrando scomposte, divise, chiuse e spesso contrapposte tra loro. In tutto questo c’è poi la Meloni che piuttosto che donna delle istituzioni preferisce la veste di militante di destra fino al masochismo più spinto. Ricordo il giorno che plaudì Orban che difendeva la sua sovranità dicendo no alla redistribuzione dei migranti sbarcati in Italia”.
I partiti di maggioranza appartengono a tre famiglie europee diverse. È anche questo che lega le mani alla premier nelle trattative in Europa?
“L’Italia a Bruxelles gioca divisa in tre squadre. Salvini ha accusato Forza Italia di ordire un colpo di Stato in danno del governo italiano. In un altro Paese tutto questo sarebbe stato sufficiente a far implodere l’esecutivo. Ciò dimostra che si possono prendere i voti dicendo tutto ed il contrario di tutto, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine”.
Il volto della nuova Commissione Ue sarà ancora quello di Ursula von der Leyen. Quale il suo giudizio?
“Sarà una Commissione spostata più a destra, rispetto a quella uscente. Si consoliderà la restaurazione dell’austerità liberista senza sconti per l’Italia e imponendo tagli di almeno 10 miliardi l’anno a sanità, scuola e pensioni. Assisteremo al passaggio dall’economia verde a quella verde militare con l’imposizione di un’economia di guerra. Aumenteranno le spese in armamenti e la politica migratoria sarà ritagliata sugli interessi franco-tedeschi e sarà contraria a quelli italiani. Ecco perché era fondamentale restare al centro del tavolo del Consiglio europeo. Speriamo di non pagare questo errore della Meloni troppo caramente”.