Siamo alle solite. La narrazione del governo sulla situazione economica del Paese continua all’insegna del “va tutto a gonfie vele”. “L’economia italiana sta crescendo più di altre nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale”, ha detto la premier Giorgia Meloni nel messaggio inviato all’assemblea dell’Ania precisando che “i dati macroeconomici nazionali sono positivi e l’andamento di alcuni indicatori, dalla crescita dell’occupazione all’aumento degli investimenti, rappresenta importanti segnali di fiducia nel futuro della nostra economia”.
Il racconto di Meloni smentito dai numeri
Ma le cose non stanno esattamente come ce le racconta la premier. Per quanto riguarda l’Italia, rispetto alle previsioni di febbraio, la Commissione europea a maggio ha rivisto timidamente al rialzo il Pil per quest’anno dallo 0,7% allo 0,9% ma ha limato al ribasso le stime per il prossimo anno che passano dall’1,2% all’1,1%.
Bruxelles stima una crescita del Pil per quest’anno dello 0,8% nell’area dell’euro – dunque leggermente inferiore a quella italiana – ma dell’1,0% nell’Ue.
Nel 2025 poi le stime del Pil per la zona euro sono dell’1,4% e dell’1,6% nell’Ue. Dunque, in entrambi i casi superiori a quelle dell’Italia. Nel 2023, peraltro, secondo Eurostat il Pil italiano è cresciuto dello 0,9%.
L’anno scorso, poi, 12 Paesi Ue sono cresciuti più dell’Italia, tra cui la Spagna (+2,5 per cento). Ad ogni modo, Meloni ci ha riportati a un crescita dello zero virgola, rispetto al biennio precedente, quando nel 2022 l’Italia era cresciuta del 3,7% e nel 2021 aveva messo a segno un +8,3%. Performance che hanno collocato il Pil italiano ben al di sopra di quello della media europea.
Italia fanalino di coda anche per tasso di occupazione
L’occupazione, si diceva. L’Italia resta fanalino di coda in Europa. Nonostante i lavoratori abbiano raggiunto livelli record nel 2023, il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni si è attestato al 66,3%, lontano quasi 10 punti dalla media Ue (75,4%). Nel nostro Paese tra i 20 e i 64 anni lavora solo il 56,5% delle donne a fronte del 70,2% in media Ue.
Il tasso di occupazione maschile è al 76% (80,5% in Ue). Il divario con le donne è di 19,5 punti, quasi il doppio della media Ue (10,3%). A maggio il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’eurozona è stato del 6,4%. Il dato italiano è del 6,8%. Il tasso di disoccupazione giovanile è stato del 14,4% nell’Ue e del 14,2% nell’area dell’euro. In Italia il dato della disoccupazione giovanile è al 20,5%.
Meloni, poi, si guarda bene dal ricordare che la Commissione Ue ha aperto la procedura per deficit eccessivo su Italia, Francia e altri cinque Paesi. E che con il Patto di stabilità, rivisto e ora di nuovo in vigore, segna il fischio di inizio di un nuovo ciclo di austerità per noi. Ovvero 11-13 miliardi di tagli all’anno e una Manovra che si preannuncia lacrime e sangue.
Meloni, l’Italia e il tallone d’Achille del debito pubblico
E poi c’è il tallone d’Achille del debito pubblico. In Italia, secondo le previsioni della Commissione Ue, tornerà a salire in modo pronunciato: dal 137,3 del Pil nel 2023 al 138,6 nel 2024, al 141,7 nel 2025. Sono chiaramente necessarie, ha detto Bruxelles, ulteriori azioni per ridurlo.
L’Ue ha chiesto poi all’Italia “riforme e investimenti” per sostenere una produttività limitata, e ha richiamato Roma a “ulteriori sforzi politici” sulla realizzazione del Pnrr. Ha invitato ancora una volta l’Italia a intervenire per limitare l’evasione fiscale, aumentando i controlli e incoraggiando i pagamenti elettronici.
Ultima annotazione. Il 28 giugno la Banca d’Italia ha pubblicato l’indagine sulle imprese industriali e dei servizi. Ebbene, “per il 2024 le imprese prefigurano un rallentamento degli investimenti, dei prezzi di vendita e dell’occupazione”. Di che parla, Meloni?