Meloni fa propaganda pure sui canali istituzionali

Il comunicato di Palazzo Chigi diventa una velina che esalta Meloni, ma che tace sui dossier che creano tensioni nella maggioranza.

Meloni fa propaganda pure sui canali istituzionali

Giorgia Meloni inaugura un inedito. La premier utilizza il comunicato ufficiale del Consiglio dei ministri, che, come fa notare il deputato dem Marco Sarracino, è “uno strumento comunicativo tecnico e istituzionale”, per fare propaganda politica.

Una lunghissima dichiarazione in cui la premier non manca di attaccare la sinistra. Ma si guarda bene dal fare riferimento ai temi che creano fibrillazioni nel centrodestra e su cui non sarà mancato il confronto nel vertice di governo: balneari, nomine Rai, pensioni o cittadinanza, su cui FI conferma l’intenzione di presentare una proposta organica. E nemmeno le Regionali.

Le omissioni volute della premier sui dossier spinosi per la maggioranza

Quando parla di Manovra si nota l’assenza del tema pensioni, dossier delicato e che rischia di generare attriti, come hanno dimostrato le scintille innescate dalle ipotesi su una possibile stretta sulle uscite anticipate. Sul tema ogni partito vuole piantare la propria bandierina: la Lega insiste su Quota 41, FI punta all’innalzamento delle minime.

Poi c’è lo stallo Rai. Da tempo Meloni punta su uno schema con il suo fedelissimo Giampaolo Rossi nel ruolo di amministratore delegato, e Simona Agnes presidente della tv pubblica, in quota Forza Italia. Ma la Lega non intende rimanere a bocca asciutta e punta a ottenere il direttore generale. E incerto rimane il calendario di Camera e Senato che dovrebbero votare i quattro membri del Cda.

Ultima spiaggia per il governo

Il ministro Raffaele Fitto, indicato dal governo come commissario Ue, ha un’ultima missione a Roma: la riforma delle concessioni balneari. Si rischia di scontentare gli imprenditori dei lidi, è il ragionamento condiviso dalla premier e dal ministro, ma o ci si adegua adesso alla direttiva europea (magari con indennizzi e prelazioni) o poi arriva la sentenza della Corte di giustizia e partono subito le gare. Poi ci sono le riforme.

Un banco di prova sarà proprio l’attuazione dell’Autonomia, con il ministro Roberto Calderoli che conta di far partire fra settembre e ottobre i negoziati con le prime quattro Regioni sulle materie che non richiedono i livelli essenziali delle prestazioni, mentre l’intenzione di Meloni sarebbe quella di avviare ogni percorso solo quando tutti i Lep saranno definiti e finanziati. Anche alla luce dei dubbi di Forza Italia e di quelli ben più pesanti dei vescovi.

Nel capitolo riforme va capito con che tempi procederà il premierato e FI insisterà sulla separazione delle carriere dei magistrati.