Lo spettro del complotto fa sempre comodo. Anche sullo spread. Il differenziale tra Btp italiani e bund tedeschi ha chiuso stabile a 194 punti e negli ultimi due giorni, dopo aver raggiunto la soglia dei 200, la crescita si è fermata. Una salita veloce, registrata sostanzialmente nell’ultimo mese, che sicuramente preoccupa gli esperti e i mercati. Ma che per il momento sembra più che altro il pretesto per una polemica politica. Nella maggioranza la linea la detta Fratelli d’Italia, che ricorre a un bombardamento di dichiarazioni per allontanare la paura di un ritorno del 2011, quando proprio lo spread scatenò la crisi che ha portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi.
Il partito di Giorgia Meloni approfitta della situazione per denunciare chi, dalle opposizioni ai giornali, sta lanciando una campagna sullo spread definita pericolosa per l’Italia, più che per l’esecutivo. La maggioranza gioca la parte della vittima e cerca di allontanare ogni timore legato alla risalita dello spread che, comunque, c’è stata e desta un po’ di preoccupazione. Non siamo a livelli allarmanti ancora, è vero, ma il tema c’è ed è giusto porlo. E neanche la presidente del Consiglio può esimersi dal commentarlo, per quanto lo faccia ironizzando sulle opposizioni: “La sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo”.
Le manie di persecuzione di Meloni
Meloni pone il tema sotto il punto di vista del complotto contro la destra, ordito dalla sinistra (partitica e non solo) per far tornare un governo tecnico. Il tanto odiato governo tecnico, che la presidente del Consiglio furbescamente invoca per provare a tenere gli italiani dalla sua parte. “Vedo questa speranza da parte di chi, i soliti noti, immagina che un governo democraticamente eletto, che fa il suo lavoro, che ha una maggioranza forte e stabilità, debba andare a casa”, risponde Meloni a Malta quando i giornalisti le chiedono dello spread.
Il differenzale tra Btp e Bund, sottolinea la presidente del Consiglio, “ha ricominciato a scendere, dopo aver letto alcuni titoli gli investitori hanno letto anche i numeri della Nadef”. Il punto, quello vero, è che le preoccupazioni per Meloni sono anche altre. A partire dalla legge di Bilancio e dalla crescita che ormai è solo un lontano ricordo. Anche gli ultimi dati del rapporto Prometeia dicono che nel terzo e nel quarto trimestre l’economia sarà stagnante e il Pil per il 2023 si attesterà allo 0,7%, in netta riduzione rispetto alla precedente stima dell’1,1%. E non andrà meglio nel 2024, quando ci si attende una crescita ridotta allo 0,4%.
La soglia dello spread
L’allarme sullo spread è forse in parte eccessivo, soprattutto perché in realtà la preoccupazione riguarda principalmente il rendimento e non il differenziale tra Btp e Bond. Il rendimento si è pericolosamente avvicinato al 5%, facendo temere un ritorno a livelli che non si registravano da più di dieci anni: ieri, comunque, è risceso chiudendo a quota 4,77%. Lo spread, di per sé, nel 2023 è a un livello medio decisamente più basso che nell’anno precedente: 176 punti contro 196, secondo quanto emerge da un report del centro studi di Unimpresa.
Il governo, comunque, per il momento ostenta sicurezza e nasconde ogni preoccupazione su spread e mercati. A dimostrarlo sono anche le parole del sottosegretario all’Economia, Federico Freni, secondo cui l’attuale differenziale non è “preoccupante”. Lo spread era, in effetti, più alto “ad aprile e maggio” di quest’anno, anche se certamente il livello dei tassi attuali crea “un peso per le finanze pubbliche in termine di spesa per interessi”, aggravando “la percezione dei mercati”. Le cose, per Freni, sono però ben diverse dal 2011 perché l’Italia oggi è considerata “più affidabile” di allora. Così il sottosegretario stabilisce anche una soglia sotto la quale non c’è da preoccuparsi, ovvero quella dei 340 o 350 punti base. Reale sicurezza o solo una strategia per provare a rassicurare i mercati?