La vittoria alle primarie del Pd di Elly Schlein e, prima ancora, la nomina di Giorgia Meloni a premier dovrebbero rendere questa Festa della Donna – ricorrenza in cui si tende tra analisi e iniziative a fare il focus sulla condizione femminile – meno “amara” rispetto agli anni passati. Eppure a ricordarci quanto la discriminazione di genere affondi le proprie radici innanzitutto nella dimensione culturale e che questa, introiettata a dovere come ci insegna Badieu, sia spesso promossa dalle donne contro le donne (dunque contro noi stesse) ci pensa proprio un membro di questo esecutivo a trazione rosa.
La vittoria alle primarie del Pd della Elly Schlein e la nomina di Giorgia Meloni a premier dovrebbero rendere questa Festa della Donna meno “amara”
La Ministra Eugenia Roccella (nella foto) pensa di poter sferrare un colpo alla neosegretaria piddina – e alle battaglie femministe di cui questa si è resa portavoce – dichiarando testualmente: “non può difendere le donne chi nega la loro identità in nome della fluidità di genere”. Elly sarebbe macchiata dal peccato capitale del genere indifferenziato – la fluidità appunto – che le vieterebbe di conoscere la condizione femminile nelle sue peculiarità e dunque di difenderla.
La Roccella incarna con queste considerazioni la cultura patriarcale per la quale “i problemi delle donne sono delle donne”. Quelle che si ritrovano in polverosi e autoreferenziali convegni, quelle che in un salotto al pomeriggio prendono il tè e parlottano, le chat delle mamme, le colleghe del supermercato, le vicine che prestandosi lo zucchero si confrontano sulle loro famiglie. Insomma le donne che si occupano di donne, perché solo loro sanno capirsi nel loro genere. Invece, non è così.
La vera vittoria è che a occuparci della questione femminile fossimo tutti: donne, uomini, fluidi, omosessuali, trans
La vera vittoria, cosa che alla Ministra sfugge, è che a occuparci della questione femminile fossimo tutti: donne, uomini, fluidi, omosessuali, trans. Non solo per quello che ci dicono i dati: l’accesso egualitario delle donne al mercato del lavoro incrementerebbe significativamente il Pil del nostro paese, ma perché ognuno dei generi elencati (incluso “L’indifferenziato” della ministra) ha avuto a che fare con la donna (sia questa madre, sorella, figlia, amante, incontro fortuito) e con la complessità della sua condizione in un Paese che ha ancora una connotazione profondamente maschilista.
La Roccella ha dunque il merito di averci aperto gli occhi: in un momento in cui sembra che le donne, almeno in politica, possano “avere la meglio”, lei ci ricorda con le sue frasi quanto lavoro ci sia ancora da fare.