voler candidare Paolo Truzzu a tutti i costi alla presidenza della Regione Sardegna è stata la premier in persona. Giorgia Meloni ha voluto così tanto imporre il sindaco di Cagliari, benché fosse tra i meno amati primi cittadini d’Italia, al punto da ingaggiare una lotta senza quartiere con il suo vicepremier e leader leghista, Matteo Salvini. Che invece si batteva per la conferma del governatore uscente Christian Solinas.
La leader FdI si è intestata la scelta del candidato per le regionali in Sardegna. Ma pure il Carroccio è doppiato da Forza Italia
Alla fine Salvini si è dovuto piegare e accettare Truzzu. Ora questa scelta presenta il conto. E il risultato dell’isola, dove ha vinto la candidata del centrosinistra Alessandra Todde, renderà ancora più aspro lo scontro sul terzo mandato per i governatori. Salvini vuole blindare Luca Zaia alla guida della Regione Veneto che andrà al voto il prossimo anno. Ma sul Veneto ha messo gli occhi anche Fratelli d’Italia che infatti, con la sponda di Forza Italia, non vuole concedergli il terzo mandato. Solo che ora il risultato della Sardegna cambia le carte in tavola. E Salvini è intenzionato ad andare avanti e ad alzare la voce sulle altre candidature.
In ballo c’è la Basilicata dove Forza Italia sostiene l’uscente Vito Bardi. Il Piemonte, dove gli azzurri sostengono il bis di Alberto Cirio. L’Umbria attualmente governata dalla leghista Donatella Tesei. E l’Abruzzo governata da Marco Marsilio di Fratelli d’Italia. Salvini, come compensazione per aver mollato la Sardegna, aveva chiesto la Basilicata ma ha trovato il muro di Forza Italia spalleggiata dai meloniani. Ora però se, anche alla luce del discreto risultato degli azzurri in Sardegna (poco meno del 7%), Bardi andrà verso il bis, Salvini insisterà col Veneto. Oltre che al bis della Tesei.
Però a indebolirlo nella trattativa è il pessimo risultato ottenuto in Sardegna, sotto il 4 e dunque dietro Fratelli d’Italia che viaggia intorno al 14% e dietro soprattutto a Forza Italia. Anche se fonti leghiste suggeriscono di sommare i voti della Lega a quelli del Partito sardo d’azione (oltre il 5%). L’impressione comunque è che il voto sull’isola veda sconfitti tutti i leader dei partiti di centrodestra. Ma chi ci ha rimesso l’osso del collo è proprio Salvini. Non è un caso che ieri sera si sia affrettato a disdire la sua partecipazione alla trasmissione Quarta Repubblica.
In serata la partita è, infatti, data per persa. Ma l’epilogo già cominciava a prefigurarsi quando attorno alle 13 la premier e Salvini e l’altro vicepremier azzurro Antonio Tajani si sono visti a Palazzo Chigi per un pranzo di lavoro. Tutto in un “clima molto positivo e disteso”, secondo fonti di Palazzo Chigi. Ma è difficile da credere. Ora infatti si teme l’effetto domino per le prossime prove elettorali. Ma soprattutto ci sono in prospettiva le Europee di giugno, un potenziale spartiacque. Durante il lungo spoglio il nervosismo monta sin dal mattino davanti ai dati in arrivo della Sardegna. Prima delle 10 il deputato cagliaritano di FdI Salvatore Deidda ragiona così: “Paghiamo che forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente”.
Meloni ha voluto così tanto imporre il sindaco di Cagliari, benché fosse tra i meno amati primi cittadini d’Italia, al punto da ingaggiare una lotta senza quartiere con Salvini
Sia dentro FdI che dentro FI è forte la convinzione che puntando su Solinas sarebbe andata peggio. Il dato più pesante, però, è a Cagliari, dove Truzzu è sindaco dal 2019 e dove è stato sonoramente sconfitto da Todde. La scommessa persa costerà alla premier critiche, anche e soprattutto nelle analisi interne. La forbice della sconfitta aiuterà a esaminare meglio le responsabilità. Nelle prime analisi nel partito di Meloni, però, già si fanno largo i sospetti sull’effetto del voto disgiunto di chi ha lasciato il segno sul simbolo della Lega ma non su Truzzu: stimano a spanne che avrebbe tolto 4 punti al sindaco di Cagliari, determinanti se il distacco da Todde dovesse confermarsi contenuto. Una fesseria, tagliano corto i leghisti. E non è assurdo pensare che ora il partito di Tajani tenti di capitalizzare al massimo la spaccatura fra FdI e Lega. Intanto nelle prossime ore potrebbe incassare dal tavolo di coalizione sulle amministrative il via libera all’ex ministra Adriana Poli Bortone, 80 anni, come candidata del centrodestra per Lecce.