Meloni e i numeri a intermittenza sui redditi: la propaganda fatta di cifre buone solo se crescono

La propaganda sui numeri: Meloni sbandiera il dato positivo di un singolo trimestre. Utile alla sua narrazione che non coincide con la realtà

Meloni e i numeri a intermittenza sui redditi: la propaganda fatta di cifre buone solo se crescono

C’è chi con i numeri ci gioca al Lotto e chi li usa per fare magie. Giorgia Meloni, invece, li usa per fare propaganda. Li estrae dal cilindro quando le servono, li fa sparire quando non tornano. Una vera prestigiatrice dei dati economici.

L’ultimo numero magico l’ha estratto il 12 agosto, annunciando trionfante sui social che “i dati economici del primo trimestre 2024 ci regalano una buona notizia per l’Italia”. La manna dal cielo, secondo la presidente del Consiglio, sarebbe che “il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto del 3,4 per cento, segnando l’aumento più forte tra tutte le economie del G7”.

Redditi: il Fact Checking di Pagella Politica

Peccato che, come ci ricorda Pagella politica, fonte preziosa per smascherare i trucchi di magia della politica, Meloni abbia l’abitudine di citare i dati Ocse solo quando le fanno comodo. Un trimestre positivo? Evviva, festeggiamo! Un trimestre negativo? Silenzio di tomba.

Facciamo un piccolo viaggio a ritroso. Nel quarto trimestre 2023, il reddito delle famiglie italiane era calato dello 0,4%, mentre la media del G7 cresceva dello 0,3%. Meloni? Muta come un pesce. Nel secondo trimestre 2023? Altro calo dello 0,4%. E la nostra premier? Zitta come una tomba.

Il valzer dei dati: un passo avanti, due indietro

Il gioco si fa ancora più interessante se guardiamo all’intero 2023. Il reddito reale delle famiglie italiane è sceso dello 0,4% rispetto al 2022, mentre la media dei Paesi G7 cresceva dell’1,5%. Numeri mai pronunciati dalle parti di Palazzo Chigi. 

Il capolavoro arriva l’8 febbraio, quando l’Ocse pubblica i dati del terzo trimestre 2023. Qui il reddito delle famiglie italiane cresce dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. Ed ecco che Meloni cambia copione, gridando ai quattro venti che i redditi delle famiglie italiane sono cresciuti “sei volte” più degli altri Paesi. Peccato si sia “dimenticata” di specificare che si trattava di un confronto trimestrale, non dall’inizio del suo governo.

E ora arriviamo al presente, con questo fantastico +3,4% del primo trimestre 2024. Un dato positivo, certo, ma che rischia di dare un quadro distorto se non lo si inserisce in un contesto più ampio. Come ci ricorda ancora Pagella politica, nonostante questo miglioramento, il reddito reale delle famiglie italiane resta più basso di quello registrato nella seconda metà del 2021. E se allarghiamo ancora lo sguardo, non ha ancora superato il livello del 2007, pre-crisi economica.

Ma questi sono dettagli che la premier preferisce non raccontare. I numeri sono come le ciliegie: uno tira l’altro. Ma la Meloni preferisce fare la raccolta selettiva, prendendo solo quelli maturi e lasciando gli altri a marcire sull’albero. E così, mentre la premier si vanta di aver reso le famiglie italiane “più ricche”, la realtà ci racconta una storia diversa. Una storia fatta di alti e bassi, di trimestri positivi e negativi, di una ripresa ancora fragile e incerta.

La magia dei numeri: ora li vedi, ora non li vedi

La propaganda si nutre di slogan, non di analisi complesse. E allora ecco che un singolo dato positivo diventa la prova del successo delle politiche del governo, mentre i dati negativi vengono comodamente ignorati. È questo il gioco delle tre carte alla Meloni: mostra quello che vuole si veda, nasconde quello che non le fa comodo. E intanto, le famiglie italiane continuano a fare i conti con una realtà economica ben più complessa di quella raccontata nei tweet trionfalistici della premier.

La prossima puntata dello show “I numeri magici di Giorgia” è dietro l’angolo. Basta aspettare il prossimo dato positivo e… voilà! La magia si ripeterà. Peccato che, come in ogni trucco di magia che si rispetti, la realtà sia ben diversa dall’illusione. E a pagare il prezzo del biglietto, come sempre, saranno gli italiani.