Giorgia Meloni, abbastanza giovane politica usa vecchi trucchi del mestiere che ci saremmo aspettati più da un navigato democristiano. La leader di FdI ha infatti esecrato – come da rito – le violenze che sono scoppiate nelle piazze di importanti città italiane come Napoli, Roma, Torino e ha come si suol dire messo le mani avanti dicendo che “la violenza è sempre condannabile ma…”. E proprio su quel birichino “ma” che si gioca tutto.
Il “ma”, naturalmente, è seguito dall’ovvia constatazione che gli esercenti principalmente ristoratori e proprietari di palestre sono esasperati dai Dpcm assassini che colpiscono le loro attività. E chi non lo sarebbe? Però non abbiamo sentito ancora tanto pathos per gli artisti e la cultura, cinema e teatri chiusi, anche loro dovrebbero avere uguale dignità no? Sappiamo altresì del difficile rapporto tra destra e cultura ma questa non è una scusante, ma un’aggravante.
Tornando al giochetto messo in atto dalla scaltra deputata esso ci ricorda lo stesso che facevano a suo tempo i comunisti con le frange violente del “movimento” (che non sono i Cinque Stelle ma l’enorme mare dissidente a sinistra del Partito comunista italiano). Furono definiti con fortunata dizione “compagni che sbagliano” ma anche lì c’era un “ma” che tramite un meccanismo topologico di algebra politica metteva in contatto l’istituzione con le frange violente. E così è adesso. Io conosco uno che conosce un altro che poi ha spaccato una vetrina e lanciato i fuochi di artificio a piazza del Popolo a Roma. Ed io magari sono un responsabile istituzionale, un politico.
Ufficialmente c’è disconoscimento ma poi nel concreto dopo un paio di giri di collegamenti ci si arriva, perché l’area insurrezionalista è chiaramente quella destra che persi i riferimenti usuali si è riciclata su altri più di moda di questi tempi come – appunto – i “no mask” e i “negazionisti” che sono poi quei bei tipi che stanno spargendo il contagio con i loro comportamenti irresponsabili.