Meloni chiude la kermesse di Fratelli d’Italia a Pescara. Con un intervento atteso per l’annuncio della sua candidatura a capolista di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni alle prossime elezioni Europee.
Un discorso, quello della premier, infarcito di retorica, quella della destra contro la sinistra dei salotti e della ztl che raccoglie consensi presso i ceti benestanti. E dell’immancabile ritorno di un’Italia protagonista sulla scena europea e internazionale.
Oltre alla sostanziale conferma dell’avversione delle destre, al governo dall’ottobre 2022, alla transizione green, e della loro amicizia con i Paesi nemici dell’Europa, incapaci di assumersi la responsabilità dei propri fallimenti. Dal flop di una strategia capace di gestire il fenomeno migratorio ai fallimentari tentativi di riportare l’economia su un terreno virtuoso di crescita.
Fino alla deriva bellicista di cui il governo Meloni è portabandiera nel Vecchio Continente. Sono questi i punti centrali del discorso col quale la premier e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha annunciato, dalla kermesse del suo partito a Pescara, la scelta di candidarsi alle Europee.
L’annuncio di Meloni: scendo in campo
“Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni elettorali”, annuncia alla fine del suo discorso, definendosi un soldato che al momento opportuno non si tira indietro e si dice orgogliosa delle sue radici popolari.
“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo” alle europee. “Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me mi chiami Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara… perché loro sono colti… Ma io sono fiera di essere una persona del popolo”.
E assicura:”Non toglierò un solo minuto dell’attività del governo per fare campagna elettorale sul mio nome”, promette. E “siccome non sono la segretaria del Partito democratico sono sicura che il partito mi darà una mano in questa campagna elettorale”.
Fa ironia pure sul leader della Lega, Matteo Salvini, che contrariamente agli altri della coalizione non è presente a Pescara. “Grazie a Matteo che ci ha preferito il ponte…”, scherza Meloni. “Lo so, per noi che siamo genitori non è facile lo so che ci teneva a essere qui con noi”.
Meloni, un discorso carico di retorica
“Il G7 dei leader sarà l’occasione per ribadire la ritrovata centralità della nostra nazione sullo scenario internazionale. L’Italia è tornata protagonista in Occidente, in Europa, nel Mediterraneo dopo gli anni del servilismo di certa sinistra, dopo gli anni del cerchiobottismo dei 5 Stelle”, ha rivendicato Meloni.
Che ha aggiunto: “E’ tornata l’Italia che rispetta i suoi impegni internazionali, che viene guardata con rispetto perché ha il coraggio di prendere decisioni giuste anche quando quelle decisioni possono essere impopolari. Come quella di sostenere il popolo ucraino che combatte per la propria libertà contro l’imperialismo neosovietico di Vladimir Putin”.
E ancora: “Lo facciamo perché noi non siamo dei nostalgici dell’Unione Sovietica, lo facciamo perché siamo convinti che farlo sia nell’interesse nazionale italiano e lo facciamo soprattutto perché vogliamo la pace ma sappiamo anche che la pace si costruisce con la deterrenza non con le bandierine colorate sventolate nelle piazze e neanche con il cinismo di chi scrive nel proprio simbolo la parola pace per tentare di raccattare qualche voto in più sulla pelle di un popolo martoriato e della nazione che si rappresenta”.
Meloni e l’ossessione del Superbonus
Un riferimento quest’ultimo velenoso al M5S. Che ritorna a essere oggetto della ferocia meloniana per aver partorito il Superbonus, che ha messo le ali all’economia, ma che per la premier è stata “la più grande patrimoniale al contrario mai fatta”.
Non una parola sul Patto di stabilità che il governo Meloni ha approvato a dicembre scorso e che qualche giorno fa gli stessi partiti della maggioranza hanno sconfessato con un voto in Parlamento.
“Anche gli osservatori più severi – dice – sono costretti a prendere atto della solidità della nostra economia, della serietà con la quale il governo sta gestendo i conti pubblici. Dall’insediamento del nostro governo a oggi lo spread che tanto piaceva a molti osservatori, a molti commentatori è sceso di oltre 100 punti base da 236 punti a 131 di ieri tanto perché doveva schizzare a 600 punti nei sogni diciamo così interessati e un po’ antinazionali dei nostri detrattori…”.
Non una parola neppure sulle stime dei grandi previsori, dal Fondo monetario internazionale alla Banca d’Italia, di gran lunga meno benevoli di quelle del governo già peraltro modeste.
“Ed è come sempre l’andamento del mercato del lavoro quello che mi rende più orgogliosa: in questi mesi gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione, abbiamo toccato il record di occupazione, di occupazione femminile, contratti stabili. Diminuisce la disoccupazione”.
Salari da fame: non una parola dalla Meloni
Non una parola sul fatto che l’occupazione cresce sì ma con salari da fame. Secondo l’ultimo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile dell’Istat, il tasso di mancata partecipazione al lavoro, che misura l’offerta effettiva e potenziale di lavoro che non viene soddisfatta, nel 2023 è pari al 14,8%, rispetto all’8,7% della media Ue27.
E la percentuale di persone in part time involontario è del 10,2%, contro una media dei 27 Paesi dell’Unione del 3,6% nel 2022. Anche il tasso di occupazione italiano è di 9,1 punti percentuali più basso di quello medio europeo (75,4%), con una distanza particolarmente accentuata per le donne: il tasso di occupazione femminile è pari al 56,5% nel nostro Paese, mentre supera il 70% per la media Ue27.
Governo Meloni nemico della transizione green
“Ci siamo battuti, e intendiamo continuare a farlo, contro le follie ideologiche come quella di” non vendere più “auto a diesel e benzina nel 2035”, dice proprio quando stanno per cominciare i lavori del G7 Clima e Ambiente a Torino.
“Nessuno nega – ha concesso la premier – che l’elettrico sia una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti” ma “io nego che possa essere l’unica perché sostenere il contrario è semplicemente un’idiozia. E diventa un’idiozia suicida quando lo si fa senza tenere conto che l’elettrico viene prodotto da nazioni che non rispettano neanche lontanamente i vincoli ambientali che vengono sottoposti alle nostre aziende, è suicida”.
“Ci siamo battuti contro la direttiva sulle case green, una direttiva pensata malissimo, senza tenere conto di alcuna specificità come se efficientare una casa di legno nella tundra finlandese fosse la stessa cosa di efficientare una casa in pietra in un borgo della Sicilia. Solamente dei burocrati chiusi in un palazzo di vetro possono immaginare una cosa del genere”.
Governo Meloni allergico alla libera stampa
“Aiutatemi a mandare a Edi Rama la nostra solidarietà per venire linciati solo per avere tentato di aiutare la nostra nazione”, dice Meloni, spiegando che “addirittura Telemeloni, ce l’avete presente no, Telemeloni? Ha confezionato un servizio sull’Albania in cui si dipingeva come un narcostato”.
Il riferimento è al servizio di Report condotto da Sigfrido Ranucci che accendeva un faro sui centri per migranti in Albania. E infine la solita retorica di berlusconiana memoria contro i comunisti. “Mentre organizzavamo questa manifestazione, il partito comunista, esiste ancora, tanto per capire dove stanno i nostalgici dei totalitarismi in Italia”, dice a proposito di esposti presentati sulla tecnostruttura montata sulla spiaggia.