Il piano Mattei “è il più significativo progetto strategico in ambito geopolitico” che punta a rendere l’Italia “protagonista nel Mediterraneo”, ha detto Giorgia Meloni nell’illustrare, insieme con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il decreto legge che mette a punto la governance del Piano Mattei. “Evidentemente per dare nobiltà a una scatola vuota serviva il nome di un partigiano”, ha commentato Pier Luigi Bersani.
Il decreto non contiene riferimenti ai fondi da investire o ai progetti che si intendono portare avanti. In sostanza produce l’ennesima cabina di regia e una lunga lista di buoni propositi. Al centro del documento c’è la costruzione di un “nuovo partenariato tra Italia e stati del continente africano”, con ambiti di intervento che spaziano dalla cooperazione allo sviluppo all’approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, idriche ed energetiche.
Ma è tutta fuffa. Per coordinare le attività del piano, che avrà durata quadriennale, sarà istituita un’apposita cabina di regia, presieduta dal presidente del Consiglio e composta dal ministro degli Esteri, dagli altri ministri, dal presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, da Ice, Cdp e Sace. Parallelamente alla cabina di regia sarà istituita presso la presidenza del Consiglio una struttura di missione che assicurerà il supporto al premier e al vicepremier. Il coordinatore di tale struttura verrà individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica. Gli oneri della struttura di missione sono stimati in 2.643.949,28 euro annui, a decorrere dall’anno 2024.