Se la maggioranza di Giorgia Meloni è in fibrillazione, il mondo politico francese continua ad essere terremotato. Naturalmente la crisi riguarda l’impossibilità da parte di Emmanuel Macron di trovare una maggioranza in grado di sostenere un nuovo governo.
Melenchon accusa l’Eliseo di “golpe”
Mentre il presidente della Repubblica prosegue il suo giro (infruttuoso) di consultazioni, i partiti della sinistra, dai socialisti agli ecologisti, hanno fatto sapere che diserteranno i colloqui. Il leader della France Insoumise, Jean Luc Melenchon, ha convocato una manifestazione di piazza per il 7 settembre contro “l’atto di forza” del capo dell’Eliseo. L’accusa a Macron da parte del Nuovo Fronte Popolare, gruppo di maggioranza relativa all’interno di una Assemblea Nazionale frammentata come non mai, è di aver escluso la possibilità di incaricare un primo ministro indicato dalla sinistra, cioè Lucie Castets.
France Insoumise: “Macron ci ha derubato”
Le forze di sinistra denunciano un “colpo di stato antidemocratico”, tanto che la France Insoumise presenterà una mozione per destituire Macron. “Questa elezione ci è stata rubata”, ha detto la leader degli Ecologisti, Marine Tondelier: “non abbiamo intenzione di continuare queste consultazioni farsa con un presidente che comunque non ascolta ed è ossessionato dal mantenere il controllo. Non sta cercando una soluzione, sta cercando di ostacolarla”, ha aggiunto.
Il leader del Partito socialista Olivier Faure parla di “parodia della democrazia. Censureremo ogni estensione del macronismo” e “non saremo ausiliari di un sistema morente”, ha aggiunto. “Ci uniamo all’appello delle organizzazioni giovanili, dell’Unione studentesca e dell’Unione delle scuole superiori, per una grande manifestazione contro il colpo di stato di Macron”, ha dichiarato la France Insoumise, “ci auguriamo che a questo appello si uniscano le forze politiche, sindacali e associative impegnate nella difesa della democrazia”, aggiunge il movimento.
Senza una maggioranza, economia in crisi
E la crisi politica rischia di impattare su crescita e consolidamento dei conti, in un momento in cui Parigi è chiamata a rilanciare un pil deludente e ad attuare il taglio del deficit chiesto dall’Ue. Il tutto sotto la lente delle agenzie di rating e dei mercati. Ai problemi politici si affiancano anche quelli tecnici, visto che il nuovo governo (se mai nascerà) dovrà approvare entro settembre un piano strutturale con le misure e l’aggiustamento dei conti da inserire nella Legge di Bilancio di ottobre. E in molti paventano lo spettro di una paralisi per due motivi: la difficoltà a redigere la Legge di Bilancio, ma anche dia farla approvare, visto la spaccatura all’Assemblea nazionale. Come l’Italia, anche la Francia ha sforato il tetto del 3% del deficit nel 2023 (al 5,5% secondo l’Insee ed il debito al 110,6% lo scorso anno) e dovrà quindi ridurlo di almeno lo 0,5% strutturale quest’anno, ma molti analisti osservano come le turbolenze nella formazione del governo possano compromettere sia il negoziato con Bruxelles per ottenere la flessibilità nel piano di rientro, sia l’attuazione stessa della correzione.