Medio Oriente, Netanyahu propone un duro accordo di tregua ad Hamas e intanto martella la Striscia, il Libano e la Siria

Medio Oriente, Netanyahu propone un duro accordo di tregua ad Hamas e intanto martella la Striscia, il Libano e la Siria

Medio Oriente, Netanyahu propone un duro accordo di tregua ad Hamas e intanto martella la Striscia, il Libano e la Siria

Mentre nella Striscia di Gaza e in Libano si continua a combattere, si apre a sorpresa un flebile spiraglio di pace a Gaza e per tutto il Medio Oriente. Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Ynet, Israele e Hamas starebbero valutando una nuova proposta per un accordo di cessate il fuoco e il contestuale rilascio di parte degli ostaggi. A presentare il piano per una tregua di un mese ai mediatori del Qatar sarebbe stato il capo del Mossad, David Barnea.

La proposta includerebbe il rilascio di 11 o al massimo 14 ostaggi ancora in vita in cambio di un centinaio di prigionieri palestinesi – principalmente donne e bambini – detenuti nelle carceri israeliane. Tuttavia, a rendere incerto l’accordo è l’assenza di rassicurazioni sul ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia e su una prospettiva di cessazione totale dei combattimenti. Questi sono infatti due punti fondamentali richiesti da Hamas per raggiungere un accordo, e la loro mancanza aveva già fatto fallire i negoziati nei mesi scorsi.

In sostanza, il governo di Benjamin Netanyahu sembra scommettere sul fatto che i militanti palestinesi, fiaccati da oltre un anno di guerra e privati del loro leader Yahya Sinwar, siano disposti ad accettare quella che appare come una vera e propria resa. Da parte sua, Hamas, che da giorni si è detto disposto a porre fine alle ostilità in Medio Oriente, sarebbe pronto a trattare per arrivare a un accordo meno penalizzante.

Medio Oriente, Netanyahu propone un duro accordo di tregua ad Hamas e intanto martella la Striscia, il Libano e la Siria

Quel che è certo è che la trattativa, ammesso che riprenda davvero, è letteralmente appesa a un filo. Mentre la diplomazia sembra risvegliarsi da un lungo torpore, sul campo di battaglia si continua a combattere ferocemente. Come accade ormai da mesi, gli aerei da combattimento israeliani hanno bombardato la zona umanitaria di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, per colpire presunti terroristi di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese. Secondo una dichiarazione dell’IDF, pubblicata da The Times of Israel, l’esercito israeliano ha affermato di aver utilizzato munizioni di “alta precisione” per minimizzare le perdite civili. Questa versione è stata contestata dalle autorità palestinesi, che sostengono invece che il raid ha colpito le tende degli sfollati, provocando un numero elevato di vittime.

Le operazioni militari israeliane stanno inoltre aumentando di intensità in Libano, con bombardamenti continui su Sidone, Beirut e anche in Siria. Quest’ultimo fronte di guerra si sta surriscaldando sempre di più: l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha affermato che “l’esercito israeliano prosegue l’espansione territoriale nel Golan siriano, dove sono dispiegati caschi blu della missione ONU (UNDOF) e si trovano villaggi abitati da civili siriani e campi agricoli gestiti da contadini locali.” A queste accuse ha risposto l’IDF, sostenendo che le operazioni sono “limitate” e riguardano gruppi armati locali “affiliati a Hezbollah” per compiere attacchi in Israele.

La spirale di odio

Hezbollah ha risposto al fuoco israeliano con sciami di droni e missili, tra cui una raffica di 15 razzi lanciati dal Libano che hanno eluso i sistemi difensivi israeliani, colpendo la zona della baia di Haifa, nel nord del Paese. Un drone lanciato dai combattenti filo-iraniani avrebbe invece colpito una fabbrica di componenti per l’aviazione nella città di Nahariya, nel nord di Israele, causando danni lievi. Si tratta di un “fatto grave” per il quale l’esercito di Netanyahu ha avviato un’indagine per capire come mai il velivolo sia stato rilevato solo poco prima dell’impatto e perché non siano scattate le sirene.

In tutto questo, continua lo scambio di minacce tra l’Iran – che avverte di possibili rappresaglie contro Israele – e lo Stato ebraico che sta mettendo in apprensione l’intero Medio Oriente. Il capo di Stato Maggiore delle IDF, generale Herzi Halevi, ha ammonito il regime di Teheran, dichiarando che “se l’Iran attaccherà di nuovo Israele, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) risponderanno con capacità che non sono state ancora utilizzate” negli attacchi dello scorso fine settimana.