Nel Medio Oriente l’aria si fa sempre più pesante tra attacchi, provocazioni e promesse di vendetta. Sembra sempre più difficile riuscire a fermare la spirale di odio e con essa il possibile allargamento del conflitto dopo che sabato l’Iran, per rifarsi del raid israeliano su Damasco in cui è stata colpita una sede diplomatica di Teheran in cui hanno perso la vita diversi alti militari, ha lanciato la sua rappresaglia con un lancio coordinato di centinaia di droni e missili verso lo Stato ebraico che è stato completamente respinto dall’esercito di Tel Aviv con la collaborazione degli alleati occidentali.
Tensione alle stelle in Medio Oriente
Un attacco che per Teheran è perfettamente legittimo, tanto che l’ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite Amir Saed si è appellato al diritto “all’autodifesa”, e che non dovrebbe avere alcun seguito da parte di Israele. A dirlo molto chiaramente è stato il Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell’Iran che, in modo un po’ goffo, ha provato a spiegare di aver preso “di mira esclusivamente le basi militari israeliane durante l’operazione”, aggiungendo che “non sono in programma ulteriori azioni militari contro il regime sionista” salvo se lo Stato ebraico non decida di aprire un nuovo fronte di scontro.
Peccato che la situazione rischia di sfuggire di mano perché il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato un gabinetto di guerra in cui discutere dell’eventuale risposta all’attacco iraniano che, a questo punto, appare più che probabile. Channel 12 riporta che sono state discusse diverse opzioni, ognuna delle quali rappresenta una ritorsione “dolorosa” contro l’Iran, ma che non sono in misura da scatenare una guerra regionale. Il gabinetto di guerra mira anche a scegliere una risposta che non venga bloccata dagli Stati Uniti, riferisce sempre l’emittente.
Il pressing dell’Occidente non ferma Netanyahu
Anzi, secondo indiscrezioni dei media statunitensi, Tel Aviv avrebbe voluto lanciare un contrattacco già ieri ma alla fine ha deciso di posticiparlo per via del pressing dei leader occidentali, a partire da Joe Biden e Emmanuel Macron. Che la situazione stia sfuggendo di mano lo pensa il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha messo in guardia la comunità internazionale sull’aggravarsi del conflitto: “Né quella regione né il mondo possono permettersi altre guerre. Il Medio Oriente è sull’orlo del baratro. I popoli della regione stanno affrontando il pericolo reale di un devastante conflitto su larga scala. Ora è il momento di disinnescare e di smorzare le tensioni”.
Dello stesso avviso Macron che prima ha accusato l’Iran di aver risposto “in modo sproporzionato” all’attacco al suo consolato a Damasco, annunciando che al regime di Teheran verranno “aumentate le sanzioni”, e dopo ha detto che “faremo tutto ciò che è in nostro potere per evitare un’escalation e convincere Israele a non rispondere all’attacco dell’Iran”. Un pressing che, però, non sembrerebbe aver dissuaso Netanyahu dai suoi propositi bellicisti e, infatti, secondo il Wall Street Journal, la risposta ci sarà e potrebbe avvenire già oggi. Indiscrezioni a cui ha risposto il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, spiegando che “se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà sicuramente affrontare una risposta molto forte”.