Se c’è un primo risultato che emerge dalla guerra a Gaza e che di certo non farà piacere al primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è che la mattanza di civili sembra aver scosso le fondamenta dell’Europa, dove cresce il fronte dei Paesi che riconoscono ufficialmente l’esistenza dello Stato palestinese.
Ai nove Stati che ben prima della deflagrazione del conflitto in Medio Oriente hanno già preso questa strada, ossia Svezia, Malta, Cipro, Polonia, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania e Bulgaria, a breve se ne aggiungeranno altri tre. Infatti, nel volgere di poche ore, anche Norvegia (che non fa parte dell’Ue, ndr), Irlanda e Spagna hanno annunciato che il prossimo 28 maggio riconosceranno l’esistenza della Palestina.
Medio Oriente, in Europa cresce il fronte dei Paesi che riconoscono lo Stato Palestinese con l’ok di Irlanda, Norvegia e Spagna
Come prevedibile, questo annuncio ha scatenato la reazione di Tel Aviv, che ha immediatamente richiamato i propri diplomatici da Dublino, Madrid e Oslo in segno di protesta. Un’azione a cui ha fatto seguito l’intervento del ministro degli Esteri, Israel Katz, secondo cui “Israele non lascerà passare tutto questo sotto silenzio”, definendo la mossa dei tre Paesi europei come una “parata di stupidità”. “Irlanda e Norvegia intendono lanciare oggi un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga. Il passo distorto di questi Stati è un affronto alle vittime del 7 ottobre”, ha concluso Katz spiegando che “ciò danneggia anche gli sforzi per riportare indietro i 128 ostaggi”.
Se possibile, è stato ancor più duro il ministro delle Finanze israeliano e leader di estrema destra, Bezalel Smotrich, che ha chiesto a Netanyahu di “autorizzare 10mila nuove case di coloni” in risposta all’annuncio. Del tutto diversa la posizione del leader dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, che ha accolto con favore il riconoscimento, affermando che la decisione sancirà “il diritto del suo popolo all’autodeterminazione” e sosterrà gli sforzi per realizzare una soluzione a due Stati con Israele. Alle parole di Katz e Smotrich, ha risposto il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, dicendo di “prendere atto” delle critiche di Tel Aviv, precisando che quello di Netanyahu “è un governo con il quale abbiamo molti disaccordi. Ciò su cui siamo d’accordo è condannare il crudele attacco di Hamas del 7 ottobre”.
Poi, ribadendo il diritto alla difesa dello Stato ebraico, ha aggiunto che a suo parere “questo governo israeliano rifiuta il diritto dei palestinesi ad un proprio Stato e ha voci che parlano di soluzioni molto pericolose. Non siamo d’accordo con questo”. Dello stesso avviso anche il premier spagnolo, Pedro Sánchez, secondo cui “il riconoscimento dello Stato palestinese non è contro nessuno, non è contro il popolo di Israele, che rispettiamo e apprezziamo, né contro il popolo ebraico, né è a favore di Hamas”; è invece “a favore della coesistenza pacifica tra Israele e Palestina e della soluzione dei due Stati”.
La posizione di Roma sul Medio Oriente
Se mezza Europa riconosce o si appresta a riconoscere la Palestina, l’Italia continua a fare orecchie da mercante. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sulla questione ha voluto tenere il piede in due scarpe, spiegando che “siamo anche pronti a lavorare ad una soluzione così come proposto dalla Lega Araba per preparare il terreno alla nascita dello Stato palestinese finita la guerra, con una sorta di amministrazione dell’Onu, anche con una presenza militare a guida araba, e siamo pronti a inviare militari italiani che possono essere parte di questa missione”, salvo poi precisare la contrarietà a “passi che servono soltanto a creare tensione che non servono”.
Ben diversa la posizione del leader M5S, Giuseppe Conte, che continua a ritenere la politica dei “due Stati per due popoli” come l’unica soluzione possibile alle tensioni in Medio Oriente. Dello stesso avviso la segretaria Pd, Elly Schlein, che ha dichiarato: “Bene la Spagna di Pedro Sanchez, la Norvegia e l’Irlanda, che riconosceranno lo Stato di Palestina. Anche noi chiediamo il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina, per aiutare il processo di pace”.