di Nicoletta Appignani
Una scritta blu su fondo bianco. Sul davanti: “Ministro Cancellieri, sono Avvocato, mi astengo e… “non mi levo dai piedi”. Mentre sul retro la dose rincarata: “Un Ministro Cancellieri in meno, 1000 cancellieri in più al Tribunale”. Chi ieri mattina è entrato in qualsiasi tribunale romano, ha sicuramente notato più di un avvocato vestito in modo inconsueto. Infatti per gli afosi corridoi, nella giungla delle cancellerie e addirittura nelle aule, molti professionisti, sopra camicia, giacca e cravatta, hanno scelto di indossare anche una maglietta bianca. Con sopra le frasi per la Cancellieri. Parole che si riferiscono alla recente gaffe del Ministro di Giustizia, quando durante un convegno a Napoli, trovandosi di fronte ad una folla di avvocati in protesta per un incontro richiesto ma mai avvenuto, ha detto: “Vado a incontrarli, così ce li togliamo dai piedi”. Un episodio che ha generato una vera e propria rivolta. Ma il motivo della protesta di ieri va ben oltre: nel mirino dei professionisti adesso c’è il recente “decreto del fare”, all’interno del quale è stata compresa anche la reintroduzione della mediazione obbligatoria. Ed ecco quindi che di fronte all’entrata del tribunale civile di Roma, uno stand improvvisato distribuisce le magliette, pronto a fare lo stesso di fronte alla sede del tribunale penale e a quella del giudice di pace. Ma ad aderire alla protesta sono tutti gli ordini forensi italiani. La battaglia dell’avvocatura contro la mediazione civile ricomincia, dopo la stroncatura della Corte Costituzionale, che il 24 ottobre 2012 aveva annullato l’articolo relativo all’obbligatorietà della mediazione prima di adire il giudice ordinario, con motivazione di eccesso di delega legislativa.
Consumatori favorevoli
“Alcune forme di sciopero danneggiano soltanto l’utenza e quello di ieri mattina è un caso tipico – commenta Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori – L’ulteriore allungamento dei tempi giudiziari derivante dall’astensione dall’udienza nuoce al cliente. Credo ci siano canali più rispettosi del consumatore per far sentire le proprie ragioni, come il presentarsi in aula indossando la maglietta: in questo modo si può lavorare pur manifestando le proprie idee. Per quanto riguarda invece la reintroduzione della mediazione civile, sono favorevole: alcune istanze che riguardano il consumatore sono incompatibili con i tempi e i costi dell’attuale giustizia italiana. I tempi di soluzione in queste controversie rappresentano una discriminante. Senza contare che esistono forme di mediazione a bassissimo costo o addirittura gratuite, ad esempio quelle patrocinate dalle associazioni dei consumatori”. Ma secondo Dona c’è anche un altro aspetto di cui tener conto ed è uno degli scopi principali della mediazione civile. “Uno dei motivi principali dell’introduzione della mediazione civile, anche se spesso viene sottovalutato, è quello di consentire alle parti di risolvere pacificamente la controversia, tornando magari a proseguire una relazione. Si tratta di una soluzione irrealizzabile attraverso un processo in un’aula di tribunale, eppure si tratta di un fattore determinante, non solo per il singolo consumatore ma anche per le imprese”.
Professionisti contrari
“Si tratta di una manifestazione a difesa dei cittadini – spiega Mauro Vaglio, presidente dell’ordine degli avvocati di Roma – L’astensione dalle udienze che per alcuni danneggia i nostri clienti, serve a preservare il loro futuro, a salvaguardarne i diritti. Basta pensare che tra tutte le mediazioni avviate, ne sono riuscite meno del 12 %. Non si tratta di un istituto che comporta un risultato certo e le parti spesso non sono determinate a raggiungere un accordo. Inoltre bisogna tener conto dei costi. Nel 90% dei casi i clienti vanno alla mediazione assistiti dal proprio avvocato. In pratica pagano sia per la mediazione che per l’assistenza legale. Per questo oggi i presidenti dei maggiori ordini forensi italiani si incontreranno con alcuni parlamentari. Vogliamo proporre delle soluzione alternative alla mediazione obbligatoria, che se inserite in un decreto potrebbero dare un respiro di sollievo al nostro pianeta giustizia. Quello che chiediamo è l’istituzione delle camere arbitrali presso il consiglio dell’ordine e l’introduzione della negoziazione assistita: una mediazione che non comporterebbe costi aggiuntivi per i clienti. La negoziazione assistita, laddove l’assistenza dei legali faccia raggiungere l’accordo tra le parti, oggi può non essere mantenuta. Ma con questa nuova impostazione, l’accordo potrebbe essere omologato in tribunale e quindi diventare un titolo esecutivo, garantendo al cliente la difesa dei propri diritti, tempi celeri e costi contenuti”.