di Sergio Patti
Nuovo siluro sulla pacificazione nazionale. Fare le larghe intese in Parlamento non serve a niente se le intese – queste sì, larghe davvero – non si prenderanno tra i due blocchi così complementari, ma insieme così lontani, che sono politica e magistratura. Perciò la sentenza pronunciata ieri sera dalla corte d’appello di Milano assume inevitabilmente questo valore. Per i giudici Berlusconi è un corruttore. Per il centrodestra si continua a perseguitare un leader politico, utilizzando la giustizia per affondare un avversario politico. Un muro contro muro sotto gli occhi di tutti da almeno venti anni. Da Tangentopoli ad oggi. Due mondi, politica e magistratura (o buona parte di questa), che non si parlano, che diffidano l’uno dell’altro, che sono diventati nemici cronici. In nome della Costituzione, tradendone però lo spirito.
La vicenda
La condanna a Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione ipotizza la frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti tv per le reti Mediaset. Confermata anche la condanna per Berlusconi a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e di 3 anni dagli uffici direttivi. Se il verdetto dovesse essere confermato anche dalla Corte di Cassazione allora Berlusconi, dopo il via libera della giunta autorizzazioni del Senato, potrebbe perdere la carica di senatore. I giudici della corte d’appello di Milano hanno anche confermato la provvisionale di 10 milioni di euro che Silvio Berlusconi dovrà versare in solido con gli altri condannati all’Agenzia delle entrate.
Silvio sì, Fedele no.
Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri è stato invece assolto. Per lui il pg Laura Bertolè Viale aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi perché a suo dire “la sua responsabilità è certa” dato che il presidente di Mediaset “ha sempre seguito gli ordini dell’azionista di riferimento, venendo meno ai suoi diritti e doveri”. Già in primo grado Confalonieri era stato assolto.
In generale, dunque, i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Milano hanno confermato in toto la sentenza di primo grado sui diritti tv Mediaset per tutti gli imputati.
Reazioni durissime
Immediate le reazioni nel mondo politico. Di giudizio scontato ha parlato il legale di Berlusconi, Nicolò Ghedini. La linea difensiva del cavaliere anche in appello era stata quella di affermare una presunta “inimicizia” per non parlare di disegno persecutorio dei giudici milanesi contro il leader del Pdl. Di qui il tentativo in extremis di spostare il processo dal capoluogo lombardo a Brescia. Sul fronte più strettamente politico, durissimo il commento di Maria Stella Gelmini, che ha parlato di sentenza inspiegabile, visto che Berlusconi all’epoca dei fatti contestati non si occupava più delle sue aziende. L’ennesima prova dell’accanimento giudiziario contro il cavaliere è stata invece la reazione di Renato Schifani: «Continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori», ha detto il presidente dei senatori del Pdl. «Evidentemente, per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana, e forse non arriverà mai. Soprattutto quando si nega con tanta ostinazione la verità dei fatti e ancor di più il buon senso»
Garantisti non pervenuti
«Oggi tutte le persone ragionevoli, al di là di ogni appartenenza politica e culturale, comprendono bene quello che accade: è letteralmente surreale e assurda la condanna di Silvio Berlusconi, contribuente recordman. Attendiamo che i garantisti di sinistra dicano qualcosa», ha affermato Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del Pdl e presidente della Commissione Finanze della Camera. Di «accanimento disgustoso», ha parlato pure Renato Brunetta, presidente dei deputati Pdl. «La sentenza è politica, anzi antipolitica, perchè colpendo lui si favoriscono i disegni disgregatori del nostro Paese».