Loris Mazzetti, giornalista, autore e regista, scrittore, è una di quelle firme che hanno fatto la storia della Rai. E che in viale Mazzini in 42 anni di attività, ha visto di tutto, sia quando collaborava con Enzo Biagio, sia quando dirigeva Rai Tre. E che dalla Rai è stato anche “epurato”, in forza dell’Editto Bulgaro di Silvio Berlusconi. Ma quanto sta accadendo alla televisione pubblica da quando Giorgia Meloni è al governo, dice, è un unicum. Perché prima agli atti di forza del potere corrispondeva una reazione, “oggi, invece, registriamo l’assenza di addetti ai lavori e opinione pubblica. E la cosa fa paura”.
Mazzetti, da dove iniziare per parlare di Rai e informazione, c’è solo l’imbarazzo della scelta… Facciamo dal “caso Albania”? Da un premier straniero che chiama un alto dirigente Rai per lamentarsi di un’inchiesta giornalistica? Si ricorda un precedente?
A mia memoria no. Di politici italiani che telefonassero a dirigenti Rai per lamentarsi, certo. Ma così no. Tuttavia il problema non è dell’informazione italiana. E dell’informazione in questa Europa che va sempre più a destra, dove il nostro articolo 21 della costituzione sta diventando relativo. Pensiamo all’Ungheria… Ma la cosa veramente grave è l’assenza di reazione da parte degli addetti ai lavori e del pubblico, delle persone, probabilmente troppo impegnate a sopravvivere.
Abbiamo una Ue che fa di tutto per tutelare la libertà di stampa e poi accetta un Orban o che l’Albania entri nell’Ue, senza pretendere i minimi standard di libertà d’espressione. Un controsenso, no?
Quando a noi capitò l’editto bulgaro, chiesi al segretario dell’Usigrai perché non fossero scesi in piazza, non avessero protestato. Se fosse successo negli Usa, dicevo, tutti i giornalisti sarebbero scesi in piazza, col pensiero che oggi toccava a lui, domani sarebbe potuto accadere a me. E lui mi rispose: ‘se avessimo scioperato, probabilmente saremmo andati in minoranza’. Allora però c’erano le persone con noi. Nacquero i girotondi, il pubblico protestava sotto le sedi Rai. Adesso non accade più.
Questo perché l’offerta televisiva e i media sono cambiati, c’è internet, e quindi la tv generalista conta meno?
Oggi non si nasconde nulla, tuttavia i telegiornali sono fondamentali perché creano il consenso. Siamo un popolo anziano che si informa ancora con i tg. È per questo che chi va al governo – grazie alla riforma Renzi che cambiò la governance Rai – praticamente trova la pappa già pronta…
Ma queste cose accadevano anche prima e non si diceva, o adesso qualcosa è cambiato in peggio?
Che la politica facesse pressioni, è certo, infatti c’era la lottizzazione. Però allora c’erano direttori che erano dei professionisti. Questa è la differenza tra ieri e oggi. Oggi mancano i professionisti. Ci sono direttori oggi che con me non avrebbero fatto l’assistente ai programmi. E quel direttore che viene messo lì, viene scelto non per dirigere, ma per essere governato dalla politica. Ed essendo un incapace, che cosa fa? Esegue gli ordini (e ringrazia il cielo dalla mattina alla sera, perché ha un ruolo che non avrebbe mai avuto in un’altra società). Tutto ciò è stato palese nel caso Scurati (lo scrittore che ha denunciato un caso di censura sul suo monologo sul 25 aprile, ndr).
A proposito di Scurati, non crede che quella censura così smaccata sia stata controproducente, proprio perché come diceva, ormai oggi si sa tutto? Non è essere più realisti del re?
Dovrebbe essere così. Ma evidentemente vive ancora il principio per il quale se di un fatto non parla la televisione, allora quel fatto non esiste. Qui c’è un’informazione che nega l’evidenza. Non è tanto la polemica sulle cose, è proprio il silenzio. Stiamo andando verso un profondo Medioevo dell’informazione. Si oscura tutto e non succede nulla. Soprattutto all’interno della Rai. Certo l’Usigrai alla fine si è mossa (il sindacato ha indetto 5 giorni di sciopero, ndr), ma che cosa c’è voluto per farla muovere…? Ha dovuto prendere i calci in bocca. Ed era tutto già scritto.
A chi alza voce la destra risponde spesso che la sinistra vede il fascismo ovunque… Crede che sia utile continuare a gridare al Fascismo?
Credo che quei signori che sono al governo hanno giurato sulla Costituzione italiana, che è il simbolo dell’antifascismo. Allora mi chiedo: perché la signora Meloni non dice di essere antifascista? Perché non usa quella parola? Qui si tratta di condannare quello che è successo, le stragi, le migliaia di italiani massacrati dai nazisti accompagnati dai fascisti. Qui si nega la storia. Troppo facile parlare solo dell’Olocausto. Ma quanti piccoli olocausti sono stati fatti nel nostro Paese? Se mi chiede: la Meloni è fascista? Non so rispondere. È chiaro però che gli atteggiamenti, i comportamenti, le aggressioni verbali non mi fanno pensare a una democrazia. Per questo mi fa paura la possibilità che al presidente del Consiglio vengono dati quei poteri previsti dal premierato, una riforma che mi preoccupa tantissimo.
Crede che abbiamo gli anticorpi per opporci a questa deriva?
Se parli con le persone, ti viene voglia di rispondere, sì, esistono. Ma gli anticorpi li devi tirare fuori quando è il momento di fare delle scelte, ad esempio con un voto. Ma poi la gente non va a votare. E allora…?