Dove ci sono montagne di soldi, puntuali come un orologio svizzero spuntano pure le immancabili mazzette. Non fa eccezione neanche l’Ucraina dove in queste ore sta esplodendo un gigantesco caso di corruzione che, almeno in parte, fa vacillare la narrazione degli eroi senza macchia.
Così dopo l’arresto nei giorni scorsi del viceministro delle Infrastrutture e dello sviluppo Vasyl Lozynskiy, per una presunta mazzetta da 400mila dollari, ieri sono arrivate una raffica di dimissioni da parte di alti funzionari e politici, perfino all’interno della ristretta cerchia del presidente Volodymyr Zelensky.
Infatti tra quanti hanno deciso di fare un passo indietro perché citati in un’inchiesta giornalistica, spiccano i viceministri allo sviluppo delle comunità e dei territori, Ivan Lukerya e Vyacheslav Negoda, quello alla Difesa Vyacheslav Shapovalov e quello delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka.
Ma a riprova di quanto il fenomeno sia diffuso, malgrado sui media occidentali si stia cercando di minimizzare l’inchiesta forse per difendere le scelte dei governi che stanno investendo nella ricostruzione dell’Ucraina a seguito delle devastazioni russe, ci sono anche le dimissioni del vice procuratore generale, Oleksiy Simonenko, quelle del vice capo dell’ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko.
E le cose potrebbero peggiorare già nelle prossime ore visto che i media ucraini ritengono possibile la rimozione dai loro incarichi di alcuni ministri del governo ed alti funzionari. Stando a quanto riferisce il rappresentante del governo in Parlamento, Taras Melnychuk, hanno lasciato il loro incarico anche i governatori della regione centrale di Dnipropetrovsk, Valentin Reznichenko, quello della regione meridionale di Zaporizhia, Oleksandr Starukh, quello della regione settentrionale di Soumym, Dmytro Zhivytsky, quello della regione meridionale di Kherson, Yaroslav Yanushevich, e della capitale Kiev, Oleksiy Kuluba.
E, per concludere, Si sono dimessi pure Anatoly Ivankevich e Viktor Vychniov, entrambi vice-capi del Servizio ucraino per il trasporto marittimo e fluviale.
Pioggia di indagini
I primi sospetti circa l’esistenza di un presunto giro corruttivo risalgono a novembre quando Reznichenko è stato accusato da diversi media di aver assegnato contratti per la riparazione di strade per un valore di decine di milioni di euro a un gruppo co-fondato dalla sua fidanzata, che lavora come istruttrice di fitness.
Secondo la stampa, lui e i suoi colleghi delle regioni di Soumy, Kherson e Zaporizhzhia sono sotto inchiesta giudiziaria, mentre le dimissioni di Kouleba sono legate alla sua prossima nomina nell’amministrazione presidenziale. Altro caso spinoso è quello che ha coinvolto il viceministro Lozynskiy, arrestato questo fine settimana in flagranza di reato, in quanto sospettato di aver lucrato sulla pelle dei tanti disperati perché, secondo i magistrati del Paese, avrebbe intascato ben 400mila dollari per l’importazione di generatori.
Denaro che secondo l’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina sarebbe servito come contropartita per aver truccato una gara d’appalto statale. Lozynskiy e complici avrebbero cercato di intascare una parte degli 1,68 miliardi di grivnie (46 milioni di dollari) che lo Stato ha stanziato per l’acquisto di generatori e altre apparecchiature durante l’estate.
Secondo l’ufficio di presidenza, hanno accettato di cedere il contratto ad un offerente con prezzi gonfiati in cambio di una tangente.
Una storia non dissimile da quella che ha inguaiato il collega Shapovalov che ieri ha lasciato il suo incarico per non “creare minacce alle Forze armate in seguito alle accuse sull’acquisto dei servizi di ristorazione”. Questo perché è sospettato di aver pagato prezzi fuori mercato per le razioni di cibo da dare ai soldati al fronte. Accuse da cui ha provato a tirarlo fuori dall’impaccio lo stesso fornitore delle razioni, negando ogni ipotesi corruttiva e parlando di un mero errore tecnico.
Il fenomeno delle mazzette è fuori controllo
Insomma mai come oggi sembra calzare il vecchio adagio secondo cui tutto il mondo è Paese. E a scanso di equivoci è bene dire che il discorso delle poche mele marce che non possono inquinare il resto dei politici dell’ex repubblica sovietica, tesi che qualche prezzolato opinionista ha già provato a lanciare, non regge.
Questo perché il numero di funzionari e manager coinvolti è già enorme e continua a crescere, arrivando a toccare i gangli vitali del governo di Kiev. Insomma si tratta di un fenomeno diffuso e a tutti i livelli, perfettamente identico a quanto si vede in Italia, nel resto dell’Europa o negli Stati Uniti, e come tale va inquadrato.
Non solo. Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, l’Ucraina non è di certo un modello virtuoso in fatto di corruzione tanto che “secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International”, il fenomeno è molto diffuso al punto che nella classifica “stilata su 179 Paesi, dove al primo posto come Paese meno corrotto al mondo c’è la Danimarca, Kiev si colloca al 117°, tra Sierra Leone e lo Zambia”.
La mossa di Zelensky
Che si tratti di un bubbone piuttosto grande lo ha capito prima di tutti proprio Zelensky che, davanti a inchieste a raffica che vanno dalle mazzette alle forniture gonfiate, ha annunciato la riorganizzazione di tutto l’apparato statale. Del resto lo scoppio di questo bubbone rischia di avere pesanti ripercussioni anche a livello internazionale.
Del resto lo scoppio di questo bubbone rischia di avere pesanti ripercussioni anche a livello internazionale e potrebbe bloccare il processo di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea. A farlo capire senza mezze misure è la portavoce della Commissione europea, Anna Pisonero, che a precisa domanda ha spiegato: “Come parte del processo di adesione ci si aspetta ovviamente che l’Ucraina rafforzi ulteriormente la lotta alla corruzione, in particolare ad alto livello, attraverso indagini proattive ed efficaci”.
Ma le rogne potrebbero non finire qui perché la situazione sembra destinata a peggiorare, tanto che sui media ucraini in queste ore si fanno ipotesi su ulteriori dimissioni e allontanamenti – forse anche tra i ministri -, con conseguenze che potrebbero riguardare anche una forte diminuzione degli investimenti nel Paese per la sua ricostruzione futura e le forniture militari che l’occidente continua a inviare a profusione a Kiev.