In un Paese dilaniato da decenni dalla corruzione non stupisce che anche una piaga come il coronavirus possa diventare occasione per intascare mazzette. Una pagina nera in giorni in cui tanti si stanno rimboccando le maniche per salvare l’Italia dal tracollo, scritta proprio nelle zone dove il Covid-19 sta colpendo più duramente, quelle del nord. La Guardia di finanza di Torino ha arrestato due persone, un dipendente del Comune di Nichelino, un centro dell’area metropolitana del capoluogo piemontese, e un dipendente di una ditta di pulizie di Torino.
IL BLITZ. Le Fiamme gialle hanno bloccato i due indagati in flagranza di reato, mentre stavano “intavolando” una trattativa per sfruttare l’emergenza coronavirus. Un episodio che ricorda tristemente le risate di chi, subito dopo il terremoto dell’Aquila, si preparava a fare grassi affari. I finanzieri hanno sequestrato ottomila euro, divisi in due mazzette da 5mila e 3mila euro, che sarebbero serviti a pilotare le procedure di aggiudicazione di contratti per i servizi di pulizie. Tra i quali proprio l’affidamento delle attività di sanificazione e disinfezione di immobili del Comune in relazione all’attuale emergenza sanitaria.
LE INDAGINI. L’operazione condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino e coordinata dalla locale Procura della Repubblica è stata denominata “Linda”. Un’inchiesta che scaturisce dalle indagini nei confronti del dipendente comunale arrestato, nella sua veste di presidente della commissione della “gara regionale centralizzata per l’affidamento dei servizi di pulizia di immobili e servizi accessori a ridotto impatto ambientale per Regione Piemonte”, per presunte irregolarità mirate ad agevolare un’impresa di pulizie pugliese presso la quale aveva già lavorato, a tempo determinato, suo figlio. Lo stesso ha inoltre gestito, come responsabile unico del procedimento, l’affidamento temporaneo dei servizi di pulizia al Comune di Nichelino, che risulta essere stato affidato proprio all’azienda pugliese, in attesa dell’aggiudicazione definitiva dell’appaltone regionale.
La dipendente dell’azienda di pulizie della provincia torinese arrestata avrebbe invece avuto il ruolo di mediatrice, su indicazione del suo titolare, amico del titolare dell’azienda pugliese, e ha effettuato la consegna del denaro sequestrato. Il titolare dell’azienda piemontese avrebbe anticipato la mazzetta non potendo l’impresa pugliese inviare a Torino un proprio emissario a causa dell’emergenza coronavirus che impedisce gli spostamenti. “Non nascondiamo lo stupore per un comportamento che, se dimostrato, amareggia profondamente. Aggravato anche in funzione del tragico momento che sta attraversando il paese a causa del Covid-19 e pure alla vigilia del 21 marzo, la Giornata della Lotta alle Mafie”, hanno dichiarato subito Giampiero Tolardo e Michele Pansini, sindaco e assessore alla legalità di Nichelino.
“Il Comune – hanno aggiunto – è del tutto estraneo alla vicenda, ma qualora le indagini degli inquirenti confermassero quanto imputato al funzionario, l’amministrazione comunale si considererà parte lesa e tutelerà la propria immagine in tutte le sedi e con tutti gli strumenti che la legislazione mette a disposizione”. Per poi concludere: ‘“Da anni la Città di Nichelino è in prima linea nella lotta alle mafie e all’illegalità. Simili comportamenti illeciti provocano danno non solo all’amministrazione ma a tutta la città. Sono un monito per noi e per tutte le amministrazioni a non abbassare mai la guardia”.